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❈ योगश्चित्तवृत्तिनिरोधः ❈

- yogaś cittavṛttinirodhaḥ -

"Yoga è controllo delle funzioni del pensiero".

(Patañjali, Yogasūtra, 1, 2)


"Rāja Yoga", lo "Yoga Reale"

Considerato quasi sempre in rapporto dialettico, rispetto allo Yoga propriamente fisico, comunemente insegnato nelle associazioni e nelle palestre, il cosiddetto "Rāja Yoga", lo 'Yoga Reale', rimane più un concetto teorico, che un campo ben definito di insegnamento e di pratica. Identificato, nella letteratura divulgativa sullo Yoga, come disciplina di carattere mentale ed esoterico, in quanto metodo finalizzato all'ottenimento di Facoltà sovrumane, il "Rāja Yoga" comprende, in realtà, gli insegnamenti filosofici espressi dal testo degli 'Yoga Sūtra', attribuiti a Patañjali (II-V sec. d.C.) e tramandati, in India, in una lunga serie di commenti in lingua sanscrita.

La raccolta degli Aforismi (sūtra), attribuiti a Patañjali, si presenta suddivisa in quattro sezioni, ciascuna delle quali espone i princìpi teorici e pratici della disciplina yogica, cioè, il Cammino verso l'Assorbimento metafisico (samādhi), le tecniche pratiche della Concentrazione (sādhana), lo sviluppo di Potenza sovrumana (vibhūti) e, infine, il distacco nell'Isolamento mistico (kaivalya).

Patañjali, quale espositore dei sūtra, può essere considerato il riformatore spirituale di una disciplina a lui preesistente dall'eternità e successivamente perduta, essendo le origini stesse, dello Yoga, legate al principio dei Tempi. Non, quindi, l'inventore dello Yoga, poichè la rivelazione originaria di questa Via di Liberazione e Salvezza spetta sempre alla Divinità e al Mito.

La discussa identificazione dell'autore degli Yogasūtra con il grammatico Patañjali, autore del 'Grande Commento' (Mahābhāṣya) agli aforismi di Pāṇini, è stata oggetto di argomentazioni filologiche e storiche.

Tuttavia, pur essendo, storicamente, assai improbabile, tale identificazione è proprio quella che si è affermata nella tradizione indiana, all'interno della quale, l'autorità indiscussa di Patañjali si è arricchita di tratti mitologici potenti e suggestivi.

Patañjali infatti, ritenuto essere il riformatore dello Yoga e della Scienza Grammaticale, fu considerato incarnazione di Ananta ('L'Infinito') o Śeṣa ('il Resto'), nome del Serpente Primordiale che simboleggia lo stato latente dell'Universo, ossia, ciò che rimane e si conserva, durante l'intervallo che segue una fase di Distruzione cosmica e che precede una nuova Creazione, raffigurato mentre, adagiato sulle sue spire, il Dio Viṣṇu dorme, sognando lo svolgersi dell'insieme dei mondi a venire.

In sostanza, Patañjali comprende, nella sua figura leggendaria e nell'autorità attribuita al suo insegnamento scritto, sia la Scienza dell'autocontrollo psicofisico, sia la Scienza del linguaggio, cioè, quelli che possono essere considerati come i due maggiori contributi, originali, dell'India (insieme all'impiego, nel calcolo, del numerale zero), alla cultura tecnica e scientifica mondiale.

Infine, vi è un'identificazione di Patañjali con il medico Caraka, ritenuto, nella tradizione ayurvedica, la terza incarnazione del serpente cosmico Śeṣa.

In definitiva, il ruolo svolto da questo personaggio leggendario, se inteso quale triplice manifestazione divina, è quello di un iniziatore, in grado di eliminare gli errori e di fissare una volta per tutte - in virtù della sua indiscussa autorevolezza - delle regole di vita, esercitando una funzione correttiva e sapienziale, in grado di operare complessivamente sui piani della Mente (Yogasūtra), della Parola (Mahābhāṣya) e del Corpo (Carakasahitā).


  • पातञ्जलमहाभाष्यचरकप्रतिसंस्कृतैः ।
  • मनोवाक्कायदोषाणां हर्त्रेऽहिपतये नमः ॥४॥

pātañjalamahābhāṣyacarakapratisaṃskṛtaiḥ /
manovākkāyadoṣāṇāṃ hartre 'hipataye namaḥ //

"Sia lode al Signore dei Serpenti, ghermitore dei difetti della Mente, della Parola e del Corpo, per mezzo del Trattato attribuito a Patañjali (Yoga), del Mahābhāṣya (Grammatica) e dell'opera ricomposta da Caraka (Medicina)"

(Āyurvedadīpikā, maṅgala, v.4)


  La nostra filosofia 

Considerare la lettura e lo studio del Sanscrito come - esso stesso - una forma di yoga, un raffinato esercizio della Parola e della Mente, teso all'espansione del nostro stato di Coscienza, al pari di qualsiasi disciplina che contempli una fatica perseverante e, al contempo, un godimento personale e profondo.

Nell'approccio che proponiamo, è fondamentale la comprensione intuitiva e sonora della frase, la musicalità nel costrutto linguistico, assai prima della traduzione, che può essere opinabile o perfettibile, anche nel migliore dei casi.

Qui, nel nostro contesto, prediligiamo una traduzione 'liquida', interlineare, fluida in misura tale da 'sanscritizzare', in forme creative, l'Italiano, piuttosto che l'inverso, nell'intento di favorire il nostro adattamento, graduale e consapevole, alle architetture di una Lingua Madre, volta regolarmente alla forma passiva, con economia di verbi e predicati nominali, spesso sottintesi, e che presenta, inoltre, caratteristiche flessive e agglutinanti allo stesso tempo.



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