Del Mercurio e della Mente...
"L'instabilità è la natura propria del Mercurio (rasa) e della Mente (manas); ma una volta fissati il rasa e il manas, non c'è nulla al mondo che non si potrà ottenere.
O Figlia della Montagna, il Mercurio e il Soffio vitale, una volta fissati, spazzano via i malanni; inerti, si rivitalizzano; raffrenati, conferiscono il potere di volare".
(Haṭhapradīpikā ['Lanterna dello (Yoga) Forzato], 4.26-27)
रसस्य मनसश्चैव चञ्चलत्वं स्वभावतः /
रसो बद्धो मनो बद्धं किं न सिध्यति भूतले //
rasasya manasaś caiva cañcalatvaṃ svabhāvataḥ /
raso baddho mano baddhaṃ kiṃ na sidhyati bhūtale //
Del Mercurio (rasa) e della Mente (manas), in verità, l'instabilità (è) la natura essenziale.
Il Mercurio fissato, la Mente fissata: che cosa non si realizza al mondo?
मूर्च्छितो हरते व्याधीन् मृतो जीवयति स्वयम् /
बद्धं खेचरतां धत्ते रसो वायुश्च पार्वति //
mūrcchito harate vyādhīn mṛto jīvayati svayam /
baddhaṃ khecaratāṃ dhatte raso vāyuś ca pārvati //
Intorpidito, toglie via i malanni; inerte, rivitalizza se stesso;
fissato, il potere di volare reca (con sè): il Mercurio e il Soffio, O Pārvatī.
La "Haṭhapradīpikā", attribuita a Svātmārāma (XVI°sec. circa), è il principale trattato sulla disciplina del cosiddetto yoga 'forzato', o 'obbligato' (haṭha).
Il testo, che rispecchia al suo interno del materiale di ispirazione più antica, qui si sofferma su un procedimento di alchimia interiore.
Infatti, l'ottenimento di una prodigiosa 'fissità' chimica del mercurio, viene indicato quale indizio rivelatore di una realizzazione yogica e alchemica, al contempo, visto in rapporto diretto con un'altra 'fissità', rappresentata dal controllo e dalla sospensione del flusso respiratorio, comune, non regolato e intrinseco alla natura mortale.
Nei laboratori alchemici, le fasi di lavorazione del mercurio erano elaborate e complesse quanto le pratiche psicofisiche previste dallo yoga per ottenere il controllo del respiro, quindi, del soffio vitale e degli stati mentali. Infatti, entrambe le discipline miravano a 'raffrenare', a tenere sotto controllo qualcosa - il Mercurio o il Soffio vitale - che, per sua natura, è instabile e intrinsecamente dinamico.
Questo ci porta a riflettere sulla difficoltà di mantenere, anche per poco tempo, l'immobilità in una posizione yogica o alla difficoltà di sospendere, anche per pochi istanti, il dialogo interno dei nostri pensieri.
Così, il mercurio subiva trattamenti finalizzati a 'fissarne' le proprietà chimiche, notoriamente tossiche, per ottenerne un farmaco di longevità e guarigione, attraverso processi chimici caratterizzati da un lessico volutamente oscuro, nei quali è, spesso, impossibile separare l'aspetto tecnico da quello ritualistico e religioso.
Infatti, trattato come oggetto di culto e venerazione, il mercurio attraversava una lunga serie di 'perfezionamenti' (saṃskāra), ovvero, trattamenti di carattere chimico e rituale consistenti in lavaggi, purificazioni, cotture e distillazioni finalizzate a trasformarlo in un mezzo di salvezza dalle virtù prodigiose e divine.
Tra i poteri magici ricercati attraverso l'uso di elisir mercuriali, il potere di volare (khecaratā)- comunissimo nelle credenze popolari e nella narrativa folklorica - è sempre presente nelle Scritture tantriche, sia in quelle di argomento specificatamente alchemico, sia, soprattutto, nelle sezioni dedicate allo yoga, alle visualizzazioni meditative e alle pratiche magiche.
Tuttavia, gli stessi termini sanscriti che designano questa facoltà miracolosa, si prestano anche ad interpretazioni gnostiche e filosofiche assai più raffinate, nei contesti mistici e speculativi del Buddhismo tantrico e delle Scuole śivaite del Kashmir (IX°-XI°sec.), per indicare, metaforicamente, la libertà metafisica di 'muoversi' nell'Etere, ossia, nel piano stesso della Coscienza infinita e assoluta.