Il Rituale delle Dee del Trika

13.04.2025

Il Tantrasadbhāva è un'opera che appartiene a quel vasto insieme di testi sacri indiani denominati Tantra. Il contesto religioso preso in esame è quello śivaita, espresso in una delle sue forme liturgiche ed esoteriche più estreme, il Trika o culto della Triade, nel quale l'osservanza kāpālika, caratterizzata da estetica e simbologie funerarie, accompagnata da pratiche di erotica mistica, diviene la forma per mezzo della quale l'adepto può avere accesso alla potenza personificata dalle dee.


Nel Trika, l'attenzione è rivolta alla "rete" delle Yoginī quale gerarchia della manifestazione cosmica che procede dalla più intima e sottile risonanza della potenza divina, fino alla sua grossolana trasformazione nella forma dei dati sensoriali che formano l'esperienza della coscienza individualizzata. Il sistema Trika di rituale e yoga conduce alla liberazione e al potere ripercorrendo a ritroso i gradi di questa emanazione. Attraverso i circuiti periferici delle Yoginī minori, l'iniziato ascende al nucleo essenziato delle tre dee Parā, la Suprema, Parāparā, la Mediana o, Suprema-Non suprema e Aparā, Non-suprema, adorate in forma isolata, o accompagnate dai rispettivi Bhairava subordinati.

La dea Suprema (Parā), presenta una duplice manifestazione, poichè può essere considerata sia all'interno della triade divina, sia come fonte e somma di detta triade. In questo suo aspetto più elevato, essa è chiamata Matṛsadbhāva (Essenza delle Madri), e rappresenta il culmine della gerarchia di potenze femminili che caratterizzano il culto delle Yoginī. In successive fasi di sviluppo del Trika, essa venne interpretata ad un livello metafisico e mistico. Il termine "Matṛsadbhāva" venne allora inteso come "Essenza dei Soggetti Conoscitori", mentre l'intera triade venne identificata con le tre potenze fondamentali, attive in un universo essenziato di sola coscienza. Parā viene identificata con la potenza dell'elemento soggettivo, o Conoscitore (pramātṛ); Aparā viene identificata con l'elemento oggettivo, il campo d'azione della conoscenza, o Conoscibile (prameya), mentre Parāparā, che partecipa di entrambi gli aspetti della realtà, rappresenta il termine medio e unificante tra Conoscitore e Conoscibile, ossia il Mezzo di Conoscenza (pramāṇa).

Il quarto capitolo di questo lungo trattato consiste nell'esposizione del rituale, o "sentiero di realizzazione" (sādhana), previsto per ciascuna delle tre entità liturgiche sul culto delle quali è fondata l'osservanza del Trika.

Il Tantrasadbhāva ci è pervenuto in tre manoscritti. Il manoscritto principale (NAK-5/445), redatto in caratteri nepalesi su foglia di palma, è costituito da 186 fogli. La data indicata nel colophon finale è riferita al duecentodiciassettesimo anno dell'Era nepalese, corrispondente al 1097 AD. Contenendo ciascun foglio di questo manoscritto (recto e verso) una media di 40 stanze, è possibile stimare - per il Tantrasadbhāva - un'estensione di circa 7400 stanze.

Il secondo (NAK-1/363), incompleto è in caratteri nepalesi su foglia di palma. Il terzo (NAK-5/1985) è un apografo su carta, in caratteri devanāgarī del XIX° secolo, dipendente in linea diretta dal primo manoscritto.

Considerando che il manoscritto più antico del Tantrasadbhāva risale all'XI° secolo, per quanto concerne la composizione dell'opera è possibile ipotizzare una datazione piuttosto vaga risalente all'VIII° o al IX° secolo.



भैरव उवाच ||

bhairava uvāca ||

Il Tremendo disse:


अतः परम्प्रवक्ष्यामि व्यस्तसाधनकर्माणि |

अपराया वररोहे साधनं यद्व्यवस्थितम् || १ ||

ataḥ param pravakṣyāmi vyastasādhanakarmāṇi |

aparāyā vararohe sādhanaṃ yad vyavasthitam || 1 ||

1) Qui di seguito, rivelerò le cerimonie del Rituale (sādhana) dettagliato. Il Rituale della (dea) Non-suprema (aparā), O Tu dai bei fianchi, è stabilito in questi termini:


[ L'intero quarto capitolo del Tantrasadbhāva è dedicato al sādhana, ossia al cammino di realizzazione rituale e yogico, specifico per il culto di ciascuna delle tre dee, ossia la Non-suprema (Aparā), la Mediana, o Suprema-Non suprema (Parāparā) e la Suprema (Parā), che sono caratteristiche degli insegnamenti del Trika (la Triade), soprattutto nella fase più antica di questa scuola iniziatica.]


त्र्यरके तु ततश्चक्रे नाभिनेमिसमन्विते |

जवाकुसुमसंकाशे दाडिमीकुसुमार्चिषि || २ ||

tryarake tu tataś cakre nābhinemisamanvite |

javākusumasaṃkāśe dāḍimīkusumārciṣi || 2 ||

2) in un cakra a tre raggi, dotato di circonferenza e centro, simile a infiorescenze di melograno e splendido come infiorescenze di rosa cinese,


[ Nei Tantra, il termine cakra (lett. 'ruota') è normalmente utilizzato per indicare il potere dinamico di divinità, o gruppi di divinità, rappresentate in un moto circolare di energie, associate a fonemi o mantra specifici e operanti sia all'interno dei diversi livelli cosmici previsti dalle liturgie, sia nel corpo stesso dello yogin. Il numero, i nomi e l'iconografia di queste ruote di energia variano in base alle singole tradizioni iniziatiche e ai testi sacri a queste correlati.]


तत्रस्थम्पूजयेद्देवं सर्ववर्णधरं हरं |

तदुत्सङ्गगतां देवीं त्रिवर्णामपरां शुभाम् || ३ ||

tatrastham pūjayed devaṃ sarvavarṇadharaṃ haraṃ |

tad utsaṅgagatāṃ devīṃ trivarṇām aparāṃ śubhām || 3 ||

3) (il celebrante) dovrà adorare il dio Hara, detentore di tutti i fonemi che lì risiede, e la bella Aparā, dea dai tre fonemi, che gli siede in grembo


[Il dio è qui rappresentato come Śabdarāśibhairava, il Tremendo quale possessore dell'insieme di tutti i fonemi (varṇa), ossia la serie completa delle lettere dell'alfabeto disposte nel loro ordinamento tradizionale]


प्रहसन्तीं मदोन्मत्तां मदविभ्रान्तलोचनाम् |

तडित्सहस्रसंकाशां सर्वालंकारभूषिताम् || ४ ||

prahasantīṃ madonmattāṃ madavibhrāntalocanām |

taḍitsahasrasaṃkāśāṃ sarvālaṃkārabhūṣitām || 4 ||

4) mentre ride con fragore, folle di ebbrezza, con lo sguardo roteante di follia, simile a mille folgori, abbellita da tutti gli ornamenti.


इत्थंरूपेण सा देवि पूजनीया समाधिना |

हृत्चक्रे पूजयेद्देवं बहिस्थाञ्च प्रपूजयेत् || ५ ||

itthaṃrūpeṇa sā devi pūjanīyā samādhinā |

hṛtcakre pūjayed devaṃ bahisthāñ ca prapūjayet || 5 ||

5) In tale aspetto - o Dea - essa dovrà essere adorata come raccolta in se stessa; si adorerà il dio nel cakra del cuore, poi si procederà ad adorare (le dee) presenti all'esterno,


मनसी चक्रवेगा च मोहन्या परिवारिताः |

शक्राद्यालोकपालांश्च बहिस्थांश्च प्रपूजयेत् || ६ ||

manasī cakravegā ca mohanyā parivāritāḥ |

śakrādyālokapālāṃś ca bahisthāṃś ca prapūjayet || 6 ||

6) Manasī e Cakravegā, circondate dall'Offuscatrice (Mohanī). Si adorino, quindi, i Guardiani delle Direzioni cardinali (lokapāla) a cominciare da Śakra, disposti all'esterno,


[ I sovrani delle direzioni spaziali, vale a dire, Śakra, ossia Indra (est), Agni (sud-est), Yama (sud), Nirṛti (sud-ovest), Varuṇa (ovest), Vāyu (nord-ovest), Kubera (nord), ai quali si aggiungono Brahmā (zenit) e Viṣṇu o Ananta (nadir).]

[Manasī, Cakravegā e Mohanī si riferiscono a divinità dei mantra]


इन्द्रादिक्रमयोगेन पूजनीयाः प्रयत्नतः |

मांसस्थञ्चैव रक्तस्थं नितम्बस्थञ्च प्राणगम् || ७ ||

indrādikramayogena pūjanīyāḥ prayatnataḥ |

māṃsasthañ caiva raktasthaṃ nitambasthañ ca prāṇagam || 7 ||

7) da adorarsi con cura, in successione a cominciare da Indra. (Un mantra) localizzato nella carne, (uno) localizzato nel sangue, (uno) localizzato nella coscia, (uno) che circola nel soffio vitale,


कण्ठस्थं त्वचसंस्थञ्च शुक्रस्थं गुह्यसंस्थितम् |

नासस्थञ्च पयस्थञ्च एते मन्त्राः प्रकीर्तिताः || ८ ||

kaṇṭhasthaṃ tvacasaṃsthañ ca śukrasthaṃ guhyasaṃsthitam |

nāsasthañ ca payasthañ ca ete mantrāḥ prakīrtitāḥ || 8 ||

8) (uno) localizzato nella gola, (uno) localizzato nella pelle, (uno) localizzato nel seme virile, (uno) localizzato nelle parti intime, (uno) localizzato nel naso e (uno) localizzato nella fonte del latte. Questi sono detti essere i mantra,


स्वनामपदविन्यस्ता नमोऽन्ताः प्रणवादिकाः |

एवं पूज्य प्रयत्नेन गन्धधूपपवित्रकैः || ९ ||

svanāmapadavinyastā namo'ntāḥ praṇavādikāḥ |

evaṃ pūjya prayatnena gandhadhūpapavitrakaiḥ || 9 ||

9) applicati alle parole che li costituiscono, preceduti dalla pronuncia (della sillaba Oṃ) (praṇava) e conclusi da 'omaggio' (namas). Dopo aver praticato in questo modo l'adorazione con cura, con l'uso di profumi, incenso e cordoni lustrali,


[Nel rituale śaiva, il termine pavitra indica un tipo di cordone sacro (forse un ricordo del tradizionale filtro di stoffa impiegato in epoca vedica per la purificazione del soma) la cui offerta, prescritta nei vari āgama, caratterizzava un'importante cerimonia annuale di espiazione (cfr. Brunner-Lachaux, H. (1963-1998): Somaśambhupaddhati. Traduction, introduction et notes.4 voll., Publications de l'Institute Français de Pondichéry No. 25 (I-IV), Pondichéry. vol. II, pp. 1-193. In particolare, cfr. introduzione, pp. vii-xii; pp. 20 sgg., p. 52).]


नैवेद्यैः पानभक्षैश्च सुरासवसमन्वितैः |

आमिषैर्विविधाकारैस् तर्पयेद्गुह्यकान्प्रिये || १० ||

naivedyaiḥ pānabhakṣaiś ca surāsavasamanvitaiḥ |

āmiṣairvividhākārais tarpayed guhyakān priye || 10 ||

10) (il celebrante) dovrà soddisfare i Guhyaka - O Cara - per mezzo di carni di vario tipo, offerte alimentari, cibi e bevande, unitamente a liquori e distillati inebrianti.


[ Stirpe di esseri demoniaci che si ritiene abitino le grotte e - più in generale - i luoghi nascosti e che devono essere saziati, secondo quanto riportato da Abhinavagupta (Tantrāloka, 28, 96b-97a; ed., vol. XI, p.41), con le offerte cadute sul terreno nel corso del rito (Gnoli, R. (1999): Abhinavagupta. Luce delle Sacre Scritture (Tantrāloka). Milano, Adelphi, (Prima edizione: UTET, Torino1972)., p. 516).]


जपं चात्र प्रकुर्वीत लक्षाणां नवकम्प्रिये |

लक्षहोमं तु कर्तव्यं नृमांसं घृतसंयुतम् || ११ ||

japaṃ cātra prakurvīta lakṣāṇāṃ navakam priye |

lakṣahomaṃ tu kartavyaṃ nṛmāṃsaṃ ghṛtasaṃyutam || 11 ||

11) In seguito, dovrà recitarsi una formula (japa) per nove centinaia di migliaia di volte, O Cara; si dovrà compiere, poi, per cento migliaia di volte, un'oblazione consistente in carne umana accompagnata a burro chiarificato.


[japa: recitazione e ripetizione di una formula o di un mantra, tradizionalmente distinto in tre forme: mentale, segreta e udibile]

[Al di là dall'esagerazione pratica di questa prescrizione, l'oblazione della carne umana (nṛmāṃsa) va intesa nel contesto di quella che è la principale e più estrema trasgressione, nell'ottica della cultura indiana, che non è la trasgressione sessuale, bensì la trasgressione funeraria e la frequentazione dei cimiteri e dei campi di cremazione. E' noto, comunque, che nelle pratiche esoteriche hindu e buddhiste, era diffuso l'uso di pillole (guṭika) appositamente confezionate, contenenti minime particelle di varie sostanze impure, dette 'ambrosie', destinate a finalità magiche e rituali.]


शाकिन्यो वशगास्तस्य त्रैलोक्ये या व्यवस्थिताः |

श्मशाने काननोद्याने गिरिशृङ्गे चतुष्पथे || १२ ||

śākinyo vaśagās tasya trailokye yā vyavasthitāḥ |

śmaśāne kānanodyāne giriśṛṅge catuṣpathe || 12 ||

12) (In tal modo), a costui saranno soggette le Śākinī che dimorano nell'insieme dei tre mondi. In un campo di cremazione, in un giardino o in un bosco, sulla cima di un monte, all'incrocio di quattro strade:


[Schiera di dee terrifiche, menzionate nelle due citazioni del TSB inserite da Kṣemarāja nel commento al Netratantra (Netratantra, with commentary (-udyota) of Kemarājācārya. Edited by V.V. Dwivedi, Delhi 1985. cap. XIX, 55 e 71. Questi due brani sono attestati nel cap. 16 del Tantrasadbhāva.]


एषु देशेषु जप्तव्या विद्या चैवापरा शुभा |

अधमां मध्यमां सिद्धिमुत्तमां वाऽथ साधयेत् || १३ ||

eṣu deśeṣu japtavyā vidyā caivāparā śubhā |

adhamāṃ madhyamāṃ siddhim uttamāṃ vā'tha sādhayet || 13 ||

13) in codesti luoghi, dovrà essere recitata la formula (che rappresenta) la (Dea) Non-suprema, (aparā), bella d'aspetto; si porterà quindi a compimento la Realizzazione inferiore, la mediana o la suprema.


[La prescrizione dei luoghi e delle condizioni idonee per lo svolgimento della cerimonia è caratteristica dei riti finalizzati all'ottenimento di fruizioni particolari, come nel caso del sādhana di Aparā, mentre non si rivolge a chi ricerca il conseguimento della liberazione (Tantrāloka 15, 80b-82a; 143-145; Gnoli 1999 pp. 341; 346).

La formula (vidyā) di Aparā è la seguente: hrī hu pha (cfr. Gnoli 1999, p. 371). La vidyā di Parāparā è la seguente: o aghore hrī paramaghore hu ghorarūpe ha ghoramukhi bhīmabhīaṇe vama piba he ruru rara pha hu ha pha (cfr. Gnoli 1999, p. 584).]


विगुणं त्रिगुणं कार्यं कल्पोक्तं यद्व्यवस्थितम् |

विधानविहितं तन्त्रैर्यदीच्छेत् सिद्धिमुत्तमम् || १४ ||

dviguṇaṃ triguṇaṃ kāryaṃ kalpoktaṃ yad vyavasthitam |

vidhānavihitaṃ tantrair yad īcchet siddhim uttamam || 14 ||

14) Se uno aspira alla realizzazione suprema, dovrà essere compiuto due o tre volte quel rituale già descritto, il cui procedimento è fissato dai Tantra.


अतः परम्प्रवक्ष्यामि विद्यां चैव परापराम् |

एकवीरप्रधानेन भैरवार्धशरीरगाम् || १५ ||

ataḥ param pravakṣyāmi vidyāṃ caiva parāparām |

ekavīrapradhānena bhairavārdhaśarīragām || 15 ||

15) Qui di seguito rivelerò anche la formula (che rappresenta) la (Dea) Mediana (parāparā), incarnata nella metà del corpo del Tremendo, come affissa al fianco dell'Eroe solitario.


कर्णिकास्थां न्यसेद्देवीं चत्वरिंशाक्षरां शुभाम् |

पत्राष्टके त्व् अघोर्याद्याः पदभेदे यजेत्प्रिये || १६ ||

karṇikāsthāṃ nyased devīṃ catvariṃśākṣarāṃ śubhām |

patrāṣṭake tv aghoryādyāḥ padabhede yajet priye || 16 ||

16) Mentre all'interno di un loto ad otto petali si offriranno sacrifici alle Aghorī secondo le formule particolari, occorre visualizzare - nel pericarpo del loto - la bella dea costituita da quaranta sillabe


[Gruppo di otto dee cosiddette 'Non-terrifiche' (si fa per dire) alle quali corrispondono otto Aghora; si tratta essenzialmente di entità di carattere mantrico, strettamente correlate a liturgie e speculazioni yogico-fonetiche incentrate sulla dea Parāparā (cfr. Tantrāloka, 16, 220b-221a, ed., vol. X, p. 86; Gnoli 1999, p.424).]


प्रहसन्तीं मदोन्मत्तां दंष्ट्रोत्कटभयावहाम् |

विकरालां महाभीमां शवमालाविभूषिताम् || १७ ||

prahasantīṃ madonmattāṃ daṃṣṭrotkaṭabhayāvahām |

vikarālāṃ mahābhīmāṃ śavamālāvibhūṣitām || 17 ||

17) mentre ride con fragore, folle di ebbrezza, seminando il terrore con le sue zanne formidabili, ispirando paurosa reverenza, oltremodo terribile, abbellita da una macabra ghirlanda,


गोनासैर्वृश्चिकैश्चैव सर्पैराभरणैस्तथा |

महाशवकराम्भोजचारुकर्णावतंशिकाम् || १८ ||

gonāsair vṛścikaiś caiva sarpair ābharaṇais tathā |

mahāśavakarāmbhojacārukarṇāvataṃśikām || 18 ||

18) ornata da rettili, scorpioni e serpenti quali monili, con indosso una cresta e, (appese alle) belle orecchie, le mani del Grande Cadavere come fossero foglie di loto,


[Il Grande Cadavere è, naturalmente, lo stesso dio Śiva, in posa estatica, calpestato dalla Dea.]


प्रलयाम्बुदनिर्घोषामाष्टहस्तां सुभीषणाम् |

त्र्यक्षाञ्च महादंष्ट्राञ्च उद्गिरन्तीमिवानलाम् || १९ ||

pralayāmbudanirghoṣām āṣṭahastāṃ subhīṣaṇām |

tryakṣāñ ca mahādaṃṣṭrāñ ca udgirantīm ivānalām || 19 ||

19) fragorosa come i nembi della distruzione dei mondi, con otto braccia, spaventosa, con tre occhi e zanne possenti, come se vomitasse fiamme,


इच्छारूपधरीं देवीं प्रणतार्तिविनशनीम् |

य इदम्पूजयेद्यागं धनदेन समो भवेत् || २० ||

icchārūpadharīṃ devīṃ praṇatārtivinaśanīm |

ya idam pūjayed yāgaṃ dhanadena samo bhavet || 20 ||

20) la dea che assume la natura della Volontà (icchā), la distruttrice delle sofferenze dei devoti. Colui che celebrasse questo sacrificio, potrebbe diventare pari al (dio Kubera) l'Elargitore di ricchezze;


[In Kubjikāmatatantra 16, 42 sgg. (The Kubjikāmatatantra: Kulālikāmnāya Version. Critical Edition by T. Goudriaan and J.A. Schoterman. E.J. Brill, Leiden 1988, pp.331-332), la potenza di Volontà (icchā) corrisponde al primo impulso creativo del divino, che precede immediatamente le fasi della Conoscenza (jñāna) e dell'Azione (kriyā) operante sul piano fenomenico. In quanto Non-suprema (Aparā), la dea si identifica con kriyā rappresentando lo stato della creazione (specialmente l'atto dell'emissione dei fonemi), mentre nel suo aspetto di Suprema (Parā), identificandosi con icchā, essa rappresenta uno stato che anticipa e trascende la creazione stessa. Il momento intermedio tra queste due fasi - che non compare dichiaratamente in queste stanze - corrisponde a jñāna, con il quale, a sua volta, deve identificarsi la śakti nell'aspetto di Mediana (Parāparā). Il termine icchā compare spesso nei testi kashmiri e negli śaivatantra in generale, ma inserito in contesti e corrispondenze simboliche non sempre coerenti e facili da delineare. Infatti, la triade delle potenze icchā, jñāna e kriyā (la quale può anche risolversi, come nel brano del Kubjikāmatatantra, nel concetto di una quarta potenza che rappresenta la sintesi di detta triade), appare spesso associata ad altre entità metafisiche che in qualche modo ne diluiscono il valore originario. Infine, nelle scritture kashmire più profondamente permeate di speculazioni filosofiche e gnostiche di carattere fonetico, icchā compare soprattutto qualificata dalla sua identità con la vocale 'i'.]


दुष्कृतैरापदै रोगैर् मुहुः स परिमुच्यते |

जपञ्चात्र प्रकर्तव्यं लक्षाक्षरविभागशः || २१ ||

duṣkṛtair āpadai rogair muhuḥ sa parimucyate |

japañ cātra prakartavyaṃ lakṣākṣaravibhāgaśaḥ || 21 ||

21) egli, d'un tratto, sarà totalmente emancipato dalle malefatte, dalle sventure (e) dai malanni. E allora, dovrà essere recitato un japa costituito da centomila sillabe.


नैवेद्यं विधिवद्दत्त्वा गन्धधूपसमन्वितम् |

होमञ्चैव दशांशेन श्रीवत्सं घृतसंयुतम् || २२ ||

naivedyaṃ vidhivad dattvā gandhadhūpasamanvitam |

homañ caiva daśāṃśena śrīvatsaṃ ghṛtasaṃyutam || 22 ||

22) Dopo aver presentato l'offerta alimentare secondo le regole, accompagnata da profumi e incenso, (si dovrà offrire) anche un'oblazione, in dieci parti, (consistente in) śrīvatsa insieme a burro chiarificato,


[Il significato non mi sembra chiaro; generalmente, il termine śrīvatsa identifica un simbolo tradizionale di buon auspicio, ma qui sembra far riferimento ad un ingrediente per il sacrificio, forse un fiore, a tre o quattro petali, che non saprei identificare.]


बिल्वां वाऽथ च पद्मां वा यदीच्छेच्छ्रेयमात्मनः |

अस्तव्यस्तकृतां विद्यां चलेन सहिताम्प्रिये || २३ ||

bilvāṃ vā'tha ca padmāṃ vā yadīcchec chreyam ātmanaḥ |

astavyastakṛtāṃ vidyāṃ calena sahitām priye || 23 ||

23) oppure un frutto di bilva (Aegle marmelos), o un fiore di loto, se si desidera un beneficio per se stessi. O Cara, (si pronuncerà) la formula (vidyā) (nelle forme) diretta e inversa (opp. generale e specifica), accompagnata dal (mantra detto) 'Mobile' (cala),


[Il termine cala può indicare un tremito, uno scuotimento, un movimento convulsivo, il soffio del vento, ma anche un particolare tipo di mantra caratteristico del Trika, associato principalmente ad una particolare 'ruota' di divinità mantriche denominata umāmāheśvaracakra, e attestato – con questo significato - nel Siddhayogeśvarīmata, nello stesso Tantrasadbhāva (cap. 7) e nel Kubjikāmatatantra.]


द्वादशस्वरसम्भिन्नां जातिषट्कसमन्विताम् |

हृदयादिक्रमेणैव पदभेदेन पूजयेत् || २४ ||

dvādaśasvarasambhinnāṃ jātiṣaṭkasamanvitām |

hṛdayādikrameṇaiva padabhedena pūjayet || 24 ||

24) combinata alle dodici vocali, connessa con le sei specie (di mantra); si pratichi l'adorazione secondo le formule particolari, progressivamente, a cominciare dal cuore.


नवनाभे महापद्मे एकाशीतिपदान्विते |

तोरणैः सपताकैश्च चतुर्द्वारोपशोभिते || २५ ||

navanābhe mahāpadme ekāśītipadānvite |

toraṇaiḥ sapatākaiś ca caturdvāropaśobhite || 25 ||

25) In un grande Loto a nove sezioni, dotato di ottantuno petali, abbellito da quattro ingressi e con i portali ornati di vessilli,


तत्र मध्ये यजेद्देवीन्नवैश्चैव क्रमेण तु |

पूर्वोक्तेन विधानेन साधयेत् स चराचरम् || २६ ||

tatra madhye yajed devīn navaiś caiva krameṇa tu |

pūrvoktena vidhānena sādhayet sa carācaram || 26 ||

26) proprio al centro di esso, (il celebrante) dovrà sacrificare alle dee in successione, per ciascuna delle nove ripartizioni; col metodo descritto in precedenza, potrà operare sull'insieme delle cose animate e inanimate.


घोरिकाष्टरिकाभिश्च लड्डूकाशोकवर्तिभिः |

सुरा तु त्रिविधा देया पैष्ठी माध्वी च गौडिका || २७ ||

ghorikāṣṭarikābhiś ca laḍḍūkāśokavartibhiḥ |

surā tu trividhā deyā paiṣṭhī mādhvī ca gauḍikā || 27 ||

27) Alle otto Terrifiche, con focacce dolci e foglie di aśoka, dovranno essere offerti tre tipi di bevande inebrianti, il liquore di cereali, l'idromele e il distillato di melassa.


[Queste tre bevande alcooliche - ben distinte dal vino e riservate unicamente ai rituali più esoterici - sono indicate in Tantrāloka, 29, 11-13 (ed., vol. XI, p. 8; cfr. Gnoli 1999, p.550), sulla base del Brahmayāmalatantra.

cfr. Kulārṇavatantra, 5. 31-32ab:

paiṣṭī gauī ca mādhvī ca vijñeyā trividhā surā |

sarvasiddhikarī paiṣṭī gauī bhogapradāyinī ||

mādhvī muktikarī jñeyā surā syād devatāpriyā |

Bevande alcooliche, carni, ecc.]


अन्येऽपि शुभसत्त्वानां पक्वामपिशितानि तु |

एवं सम्यग्विधानेन पूजयेद्यत्नतः प्रिये || २८ ||

anye'pi śubhasattvānāṃ pakvāmapiśitāni tu |

evaṃ samyagvidhānena pūjayed yatnataḥ priye || 28 ||

28) Anche gli altri, tra quelli che sono virtuosi nel proprio essere, (dovranno offrire) porzioni di carne cotta e cruda. In questo modo, o cara, con il giusto metodo, occorre impegnarsi nell'adorazione.


वीरभोज्यं तु कर्तव्यं शक्तीनां भोजनं ततः |

कन्यांस्तु भोजयेद्देवि वेश्या वा अन्त्यजाऽपि वा || २९ ||

vīrabhojyaṃ tu kartavyaṃ śaktīnāṃ bhojanaṃ tataḥ |

kanyāṃs tu bhojayed devi veśyā vā antyajā'pi vā || 29 ||

29) Bisogna approntare il pasto eroico e quindi il nutrimento per le śakti. E' doveroso, invero, nutrire le fanciulle, o dea, siano esse cortigiane o di bassa estrazione.


समदृष्टिस्तु कर्तव्या यथा मातृगणम्प्रिये |

एवं कृते भवेच्छान्तिः खेचरत्वं च गच्छति || ३० ||

samadṛṣṭis tu kartavyā yathā mātṛgaṇam priye |

evaṃ kṛte bhavec chāntiḥ khecaratvaṃ ca gacchati || 30 ||

30) Si adoperi equanime riguardo nei loro confronti, in quanto appartenenti alla schiera stessa delle Madri, O Cara. Avendo agito in questo modo, sopravverranno la pace e il potere di volare.


अतः परं प्रवक्ष्यामि पराया विधिमुत्तमम् |

स्वाभाविकं महाचक्रं द्वितीयं तु चलं स्मृतम् || ३१ ||

ataḥ paraṃ pravakṣyāmi parāyā vidhim uttamam |

svābhāvikaṃ mahācakraṃ dvitīyaṃ tu calaṃ smṛtam || 31 ||

31) Da qui a seguire, rivelerò il metodo supremo della (Dea) Suprema (parā). Il cakra principale è svābhāvika ("l'Innato"), il secondo è chiamato cala ("il Mobile").


तृतीयं दीप्तमित्याहुश्चतुर्थं तु स्थिरम्भवेत् |

पञ्चमं द्रवसंज्ञाञ्च षाष्ठञ्चैव नभोयुतम् || ३२ ||

tṛtīyaṃ dīptam ityāhuś caturthaṃ tu sthiram bhavet |

pañcamaṃ dravasaṃjñāñ ca ṣāṣṭhañ caiva nabhoyutam || 32 ||

32) Il terzo è definito dīpta ("il Fiammeggiante), mentre sthira ("il Solido") sarà il quarto; il quinto porta il nome di drava ("il Fluido"), il sesto, invece, è connesso con l'elemento Aria.


सप्तमममृतम्प्रोक्तमाष्टमं खेचरीपदम् |

नवमं शक्तिनाभिन्नं दशमम्ब्रह्मसंयुतम् || ३३ ||

saptamam amṛtam proktam āṣṭamaṃ khecarīpadam |

navamaṃ śaktinābhinnaṃ daśamam brahmasaṃyutam || 33 ||

33) Il settimo è detto amṛta ("Ambrosia"), l'ottavo corrisponde al piano della Khecarī; il nono è inseparabile dalla Potenza, il decimo è correlato al brahman.


[ Nell'interpretazione filosofica kashmira, il piano della Khecarī - l'Eterovaga - si identifica con la Coscienza suprema e con la stessa condizione di Śiva. La Khecarī viene considerata da Abhinavagupta (Tantrāloka, 32) come la mudrā essenziale, poichè comprende in sè tutti i quattro aspetti in cui una mudrā può esprimersi, corrispondenti al corpo, alle mani, alla parola e alla mente (cfr. Gnoli 1999, pp.615-622). Kṣemarāja, soffermandosi sulla Khecarī in Śivasūtravimarśinī, 2, 5 (Śivasūtravimarśinī by Kemarāja. KSTS, No. 1, 1911, Edited by J.C. Chatterjee, Reprint: Delhi 1990), insiste in una interpretazione speculativa del termine, attingendo proprio ad un passo del Tantrasadbhāva per sostenere la propria argomentazione.]


दशैकं वामपादस्थं द्वादशाधोर्ध्वदीपितम् |

एते चक्रा महादेवि द्वादशैव प्रकीर्तिताः || ३४ ||

daśaikaṃ vāmapādasthaṃ dvādaśādhordhvadīpitam |

ete cakrā mahādevi dvādaśaiva prakīrtitāḥ || 34 ||

34) L'undicesimo è localizzato nel piede sinistro (vāmapāda), il dodicesimo è adhordhvadīpita ("illuminato di sotto e di sopra"). Questi sono i cosiddetti dodici cakra, O Grande Dea.


विभागं तेषु वक्ष्यामि यथावदनुपूर्वशः |

स्वरैर्द्वादशसम्भिन्नं स्वभाविकमुदाहृतम् || ३५ ||

vibhāgaṃ teṣu vakṣyāmi yathāvad anupūrvaśaḥ |

svarair dvādaśasambhinnaṃ svabhāvikam udāhṛtam || 35 ||

35) Spiegherò la ripartizione che li riguarda in modo congeniale, nell'ordine appropriato. Il (cakra) denominato svabhāvika è diviso in dodici parti, in base alle vocali.


चलं वायुसमायुक्तं दीप्तं रकारभेदितम् |

स्थिरं लकारसंयुक्तं द्रवं वरुणभेदितम् || ३६ ||

calaṃ vāyusamāyuktaṃ dīptaṃ rakārabheditam |

sthiraṃ lakārasaṃyuktaṃ dravaṃ varuṇabheditam || 36 ||

36) (Il cakra detto) cala è connesso al vento, (Il cakra detto) dīpta è contrassegnato dalla lettera r. (Il cakra detto) sthira è associato alla lettera l, (Il cakra detto) drava è contrassegnato da Varuṇa (=v).


बिन्दुमस्तकसंयुक्तं नभसंज्ञं तु तद्विदुः |

अमृतं द्रवमध्यस्थं खेचरी मायया सह || ३७ ||

bindumastakasaṃyuktaṃ nabhasaṃjñaṃ tu tad viduḥ |

amṛtaṃ dravamadhyasthaṃ khecarī māyayā saha || 37 ||

37) Quello che ha il nome di Vapore (nabhas) corrisponde - si dice - alla sommità del bindu; (il cakra detto) Ambrosia (amṛta) ha sede al centro del (cakra detto) Fluido (drava), l'Eterovaga (khecarī) si associa alla māyā.


शक्तियुक्तं वरारोहे ब्रह्माभिन्नमतः परम् |

वामपादयुतं चान्यदधोर्ध्वञ्चैव दीपितम् || ३८ ||

śaktiyuktaṃ varārohe brahmābhinnam ataḥ param |

vāmapādayutaṃ cānyad adhordhvañ caiva dīpitam || 38 ||

38) Di seguito, (vi è il cakra detto) śaktiyukta ("Congiunto alla Potenza"), O Tu dai bei fianchi, (il cakra detto) brahmābhinna ("Inseparato dal Brahman"), quell'altro, connesso al piede sinistro, e (il cakra detto) adhordhvadīpita ("Illuminato di sotto e di sopra").


तच्चक्रं महदं नाम महाचर्यप्रदायकम् |

द्वादशस्वरसम्भिन्ना सर्वचक्रा न संशयः || ३९ ||

tac cakraṃ mahadaṃ nāma mahācaryapradāyakam |

dvādaśasvarasambhinnā sarvacakrā na saṃśayaḥ || 39 ||

39) Questo cakra, chiamato il 'Dispensatore di gloria magica' (mahada), garantisce l'ottenimento del grande prodigio. I cakra, non vi è dubbio, sono tutti suddivisi in base alle dodici vocali.


[Il termine sanscrito maha comprende i significati di festa, prosperità e splendore glorioso. Lo traduco in questo modo poiché mi sembra che possa esprimere – in questo contesto rituale – un'affinità e un valore molto simile al 'maga' iranico, inteso come stato della coscienza e dell'essere di carattere estatico, strettamente collegato all'attività rituale e sperimentato dal celebrante come una sorta di euforia lucida e consapevole (cfr. Gnoli, Gh. "Lo stato di maga", Annali dell'Istituto Orientale di Napoli 15, 1965, pp.105-117).]


कर्म तेषां प्रवक्ष्यामि यथावत्तन्निबोधत |

स्वाभाविकं महाचक्रं शुक्लवर्णं विचिन्तयेत् || ४० ||

karma teṣāṃ pravakṣyāmi yathāvat tannibodhata |

svābhāvikaṃ mahācakraṃ śuklavarṇaṃ vicintayet || 40 ||

40) Di questi rivelerò la cerimonia così com'è; prestatevi ascolto. Occorre immaginare il cakra principale, lo svābhāvika, di colore bianco;


सद्यःसिद्धिकरम्प्रोक्तं सत्यमेतदुदाहृतम् |

चलं सूर्यसमप्रख्यम्भाषासिद्धिकरं नृणाम् || ४१ ||

sadyaḥsiddhikaram proktaṃ satyam etad udāhṛtam |

calaṃ sūryasamaprakhyam bhāṣāsiddhikaraṃ nṛṇām || 41 ||

41) poichè si dice che esso conduce ad una realizzazione (siddhi) istantanea, è denominato "il Vero" (satya). Di aspetto risplendente come il sole è (il cakra detto) 'Mobile' (cala), che apporta, agli uomini, la perfezione (siddhi) del linguaggio.


तस्य मध्ये न्यसेत्साध्यं वायुना प्रेरितं प्रिये |

सप्ताहं यावदेवं तु तावदुच्चाटयेद्रिपुम् || ४२ ||

tasya madhye nyaset sādhyaṃ vāyunā preritaṃ priye |

saptāhaṃ yāvadevaṃ tu tāvad uccāṭayed ripum || 42 ||

42) Al centro di esso, O Cara, si dovrà visualizzare la vittima del rituale, come sospinta dal vento; al trascorrere di sette giorni sarà possibile, in tal modo, eliminare il nemico.


दीप्तरूपं तु यत्प्रोक्तं ज्वलनेन समन्वितम् |

स्तोभादिसर्वकार्येषु युक्तं कार्यप्रसाधने || ४३ ||

dīptarūpaṃ tu yat proktaṃ jvalanena samanvitam |

stobhādisarvakāryeṣu yuktaṃ kāryaprasādhane || 43 ||

43) Quel (cakra) che è detto di natura fiammeggiante, associato col fuoco, è adatto a portare a compimento un obiettivo in tutte le operazioni magiche a cominciare dalla pratica che consiste nell'indurre uno stato di torpore.


[Le operazioni magiche tradizionali, in parte già attestate nell'Atharvaveda, fanno tutte parte dei cosiddetti riti kāmya, eseguiti per ottenere uno scopo specifico e distinti sia dai riti quotidiani e obbligatori, sia da quelli legati a festività o a speciali occasioni. Questi riti opzionali si possono suddividere in operazioni pacifiche (saumya) e malefiche; le prime sono rivolte all'eliminazione di influssi malvagi o all'ottenimento di prosperità, le seconde, comprese nella definizione di abhicāra, mirano – invece - ad ottenere effetti dannosi come lo stordimento, l'assoggettamento o l'uccisione di avversari e nemici.]


अस्य मध्ये न्यसेत्साध्यं ज्वलन्तं दीप्ततेजसम् |

गृहीतं हस्तपादैस्तु निर्भिन्नं तु त्रिशूलिके || ४४ ||

asya madhye nyaset sādhyaṃ jvalantaṃ dīptatejasam |

gṛhītaṃ hastapādais tu nirbhinnaṃ tu triśūlike || 44 ||

44) Al centro di esso, si dovrà visualizzare la vittima del rituale in preda a fuoco e fiamme, afferrata indistintamente per mani e piedi, o Dea del Tridente.


प्रहरार्धेन देवेशि याति साध्यो यमालयम् |

स्तम्भने भेदने मोहे वाक्स्तम्भे सैन्यस्तम्भने || ४५ ||

praharārdhena deveśi yāti sādhyo yamālayam |

stambhane bhedane mohe vākstambhe sainyastambhane || 45 ||

45) Per tutti gli atti di paralizzazione è raccomandato il cakra detto 'Immobile' (sthiracakra): in un'ora e mezza, o Signora degli dei, la vittima del rituale raggiungerà la sede di Yama in uno stato di rigidità, come spezzato, in preda a offuscamento, impedito nella parola e nelle difese.


[Yama è il Dio della Morte]


हस्त्यादिशकटा मन्त्रा नावान्ता ये प्रकीर्तिताः |

सर्वेषां स्तम्भकार्याणां स्थिरचक्रम्प्रशस्यते || ४६ ||

hastyādiśakaṭā mantrā nāvāntā ye prakīrtitāḥ |

sarveṣāṃ stambhakāryāṇāṃ sthiracakram praśasyate || 46 ||

(46) Si consigliano i mantra che sono detti 'carri, elefanti eccetera', a finire con 'barche'. (?) Il cakra detto 'Immobile' (sthiracakra) è raccomandato per le operazioni di paralisi verso tutti (i nemici).


आप्यायनकरञ्चैव शान्तिपुष्टिकरं तथा |

ज्वरग्रहं तथा लूतासर्पदंष्ट्रैस्तथा विषैः || ४७ ||

āpyāyanakarañ caiva śāntipuṣṭikaraṃ tathā |

jvaragrahaṃ tathā lūtāsarpadaṃṣṭrais tathā viṣaiḥ || 47 ||

47) (Il cakra detto) Fluido (drava) è efficace nelle (operazioni magiche) di rinvigorimento ed è efficace nelle (operazioni magiche) di prosperità e pacificazione; toglie le febbri insieme con i veleni e con i morsi di serpenti e ragni.


मन्त्रमाप्यायने चैव छिन्ने भिन्नेऽथ कीलने |

त्रस्ते विनाशिते दग्धे द्रवेणैव तु कारयेत् || ४८ ||

mantramāpyāyane caiva chinne bhinne'tha kīlane |

traste vināśite dagdhe draveṇaiva tu kārayet || 48 ||

48) Per mezzo del (cakra detto) drava, appunto, si dovrà mandare ad effetto il mantra adatto alle (operazioni magiche) di rinvigorimento e a beneficio di (ciò che è stato) spezzato, ferito, legato, spaventato, distrutto, bruciato.


एवमाप्यायनं प्रोक्तं सर्वासु मन्त्रजातिषु |

खेचरत्वं यदा चेच्छेन्नभश्चक्रं विचिन्तयेत् || ४९ ||

evam āpyāyanaṃ proktaṃ sarvāsu mantrajātiṣu |

khecaratvaṃ yadā cecchen nabhaścakraṃ vicintayet || 49 ||

49) In tal modo, con riferimento a tutte le specie di mantra, è stata esposta l'(operazione magica) di rinvigorimento. Qualora si desideri il potere di volare, occore meditare il cakra dell'ombelico.


वपुस्तम्भे च देवेशि अमृतीकरणेषु च |

रासायनाश्च ये केचिदमृतत्वम्प्रशसते || ५० ||

vapustambhe ca deveśi amṛtīkaraṇeṣu ca |

rāsāyanāś ca ye kecid amṛtatvam praśasate || 50 ||

50) Inoltre, o Signora degli Dèi, alcuni che sono seguaci di dottrine alchemiche raccomandano (il cakra detto) Ambrosia (amṛta) nella (cura della) paralisi corporea e nei rituali di trasmutazione in ambrosia.


[Il termine presenta entrambi i valori di 'ambrosia' e 'immortalità'.]


खेचरीणां तु सर्वासां मेलकं त्विच्छति यदा |

पादप्रचारिकां सिद्धिमणिमादिगुणाष्टकम् || ५१ ||

khecarīṇāṃ tu sarvāsāṃ melakaṃ tv icchati yadā |

pādapracārikāṃ siddhim aṇimādiguṇāṣṭakam || 51 ||

51) Qualora ci si voglia unire alla congrega di tutte le Eterovaghe, ottenere la facoltà di spostarsi a piacimento, (e) l'insieme delle otto facoltà sovrumane a cominciare dal potere di rimpicciolire le proprie dimensioni


[Le Eterovaghe (khecarī) sono divinità connesse con l'elemento aria, con lo spazio atmosferico e con il potere magico di volare.]

[Le otto grandi Perfezioni (mahāsiddhi), facoltà sovrumane prospettate dalla pratica dello yoga, comprendono - oltre al potere di rimpicciolire le proprie dimensioni (aṇiman) - il potere di aumentare le proprie dimensioni (mahiman), il controllo della leggerezza corporea (laghiman), della pesantezza (gariman), il dono di ottenere tutte le cose (prāpti), il possesso di ciò che dà piacere (prakāmya), la signoria (īśitva) e il potere del soggiogamento (vaśitva). L'elenco delle siddhi, tradizionalmente rappresentate nel numero di otto, può presentarsi, tuttavia, con variazioni sia nell'ordine, sia nelle stesse facoltà indicate (cfr. Gnoli 1999, p.193, n. 2). Yogasūtra, 4, 1 specifica cinque vie per l'acquisizione di facoltà sovrumane, ottenibili per nascita (janma), per mezzo di droghe o elisir (auadhi), con l'ausilio di formule magiche (mantra), attraverso pratiche di austerità (tapas) e infine come frutto spontaneo dell'esperienza del samādhi.]


अतीतानागतार्थञ्च खेचरं तु तदाभ्यसेत् |

शक्तिचक्रं स्मृतं गौरि शृणु तस्यैव कौतुकम् || ५२ ||

atītānāgatārthañ ca khecaraṃ tu tadābhyaset |

śakticakraṃ smṛtaṃ gauri śṛṇu tasyaiva kautukam || 52 ||

52) allo scopo di conoscere il passato e il futuro, si dovrà, quindi, esercitare (il cakra detto) 'Eterovago' (khecara). Si rammenta lo śakticakra; ascolta - o Gaurī - il suo meraviglioso potere:


उच्चारे तु कृते तस्य प्रत्ययश्चोपजायते |

उद्घाटैः पञ्चभिश्चैव स्वयं जानाति तत्क्षणात् || ५३ ||

uccāre tu kṛte tasya pratyayaś copajāyate |

udghāṭaiḥ pañcabhiś caiva svayaṃ jānāti tatkṣaṇāt || 53 ||

53) da esso, infatti, consegue una prova evidente (del suo potere) non appena si sia effettuato il pronunciamento, mentre con cinque dischiudimenti si ottiene, all'istante, il conoscere in modo spontaneo.


[Il termine pratyaya deve essere inteso nel significato di 'prova evidente' o esperienza diretta, nell'adepto, degli effetti collegati all'esecuzione di un determinato rituale, in particolare, del rituale di iniziazione. Tra questi pratyaya, vi è quel particolare stato di torpore o paralisi (stobha), indicato nei vv. 54 e 68.]


मन्त्रमुद्रागणञ्चैव नात्र कुर्याद्विचारणात् |

शरीरे स्तोभमायाति द्रुतं चोत्पतते क्षणात् || ५४ ||

mantramudrāgaṇañ caiva nātra kuryād vicāraṇāt |

śarīre stobham āyāti drutaṃ cotpatate kṣaṇāt || 54 ||

54) Non si abbiano dubbi, inoltre, nel praticare l'insieme dei mantra e delle Sigillazioni (mudrā); rapidamente sopraggiunge nel corpo uno stato di torpore, e all'improvviso ci si alza in volo.


उद्ग्राहयति शास्त्राणि अश्रुतान्यपि साधकः |

ऋग्वेदं च यजुर्वेदं सामवेदमथर्वणम् || ५५ ||

udgrāhayati śāstrāṇi aśrutāny api sādhakaḥ |

ṛgvedaṃ ca yajurvedaṃ sāmavedam atharvaṇam || 55 ||

55) L'adepto apprende i trattati tradizionali pur senza averli uditi, il gveda, lo Yajurveda, il Sāmaveda, l'Atharva(veda),


स षडङ्गपुराणञ्च मीमांसान्यायविस्तरम् |

धर्मशास्त्रसमोपेतं विद्यास्थानाञ्चतुर्दश || ५६ ||

sa ṣaḍaṅgapurāṇañ ca mīmāṃsānyāyavistaram |

dharmaśāstrasamopetaṃ vidyāsthānāñ caturdaśa || 56 ||

56) insieme ai Purāṇa, ai sei membri ausiliari (del Veda) e alla mole (dei testi) di esegesi rituale e di logica che si accompagna ai trattati sul dharma e ai quattordici Luoghi di Scienza.


[I quattordici Luoghi di Scienza sono i quattro Veda, le scienze ausiliarie e le scienze secondarie.]


एवंविधानि शास्त्राणि ग्रन्थार्थेन तु जानाति |

यथा जलौघसंहत्य निम्नोच्छूकप्रयासतः || ५७ ||

evaṃvidhāni śāstrāṇi granthārthena tu jānāti |

yathā jalaughasaṃhatya nimnocchūkaprayāsataḥ || 57 ||

57) Questi trattati, tali quali sono, (egli) conosce alla lettera. Così come il flusso impetuoso dell'acqua non può essere trattenuto in alcun modo, neppure dalla resistenza di (ostacoli quali) cavità e prominenze,


न धर्तुं शक्यते कश्चित्तद्वद्वागेव साधकैः |

अव्याहतपदोद्घाता क्रियाकारणशालिनी || ५८ ||

na dhartuṃ śakyate kaścit tadvad vāg eva sādhakaiḥ |

avyāhatapadodghātā kriyākāraṇaśālinī || 58 ||

58) così, per gli adepti, è la Parola, inarrestabile nel suo fluire, carica di cause potenziali.


वागीशो भवति सक्षाच्छक्तिचक्रव्यवस्थितः |

विचरेदखिलान्भोगान् कामरूपो महाबलः || ५९ ||

vāgīśo bhavati sakṣāc chakticakravyavasthitaḥ |

vicared akhilān bhogān kāmarūpo mahābalaḥ || 59 ||

59) Colui che è concentrato sullo śakticakra ottiene, direttamente, padronanza nell'espressione verbale; dotato di vigore possente, naturato di piacere, (egli) potrà praticare tutte quante le fruizioni.


यान्यान् चिन्तयते कामान् तान्तान् लभति साधकः |

चिन्तामणिर्यथा लोके चिन्तितार्थफलप्रदा || ६० ||

yān yān cintayate kāmān tān tān labhati sādhakaḥ |

cintāmaṇir yathā loke cintitārthaphalapradā || 60 ||

60) Qualsiasi godimento immagini, l'adepto lo ottiene, proprio come, nella credenza comunemente accettata, la Gemma dei Desideri dispensa i frutti di una cosa immaginata.


तथा शक्तिर्वरारोहे चिन्तिता ज्ञानरूपिणी |

इच्छा सिद्धिप्रदा सा तु नात्र कार्या विचारणा || ६१ ||

tathā śaktir varārohe cintitā jñānarūpiṇī |

icchā siddhipradā sā tu nātra kāryā vicāraṇā || 61 ||

61) Allo stesso modo la śakti - O Tu dai bei fianchi - immaginata sotto forma di Conoscenza, si identifica con la Volontà (icchā) dispensatrice di facoltà sovrumane; essa, invero, non può essere neppure messa in discussione.


सप्तकोट्यस्तु मन्त्राणाम् अप्रमेयाश्च ते स्मृताः |

तेषां चैव वरारोहे वीर्यरूपा प्रकाशिता || ६२ ||

saptakoṭyas tu mantrāṇām aprameyāś ca te smṛtāḥ |

teṣāṃ caiva varārohe vīryarūpā prakāśitā || 62 ||

62) Si contano sette miriadi di mantra incommensurabili; proprio in questi, o Tu dai bei fianchi, si manifesta la (dea) naturata di forza:


[Il concetto di 'forza' dei mantra, riveste primaria importanza in tutte le scuole esoteriche śaiva. Tale forza, ottenibile solo dal diretto insegnamento di un Maestro e identificata misticamente con la stessa Potenza luminosa del Signore, deve permeare e vivificare i mantra, trasfigurando dei semplici aggregati di fonemi in vere e proprie intelligenze spirituali. «Vita dei mantra è la Potenza indefettibile; senza di essa, o Splendida, i mantra sono come le nuvole d'autunno (l'autunno indiano - s'intende - corrispondente alla stagione secca), sterili» (Torella, R., Vasugupta. Śivasūtra con il commento di Kemarāja. Ubaldini, Roma 1979, p.86). Questa citazione, che Kṣemarāja (Śivasūtravimarśinī, 2, 1) trae dal Tantrasadbhāva (=ms. A: f. 6a/5; ms. B: f. 11a/2-3), si riallaccia a quanto espresso in Tantrāloka, 3, 223 (ed., vol. II, p. 212), sulla base del Siddhayogīśvarīmata: «Gli stessi mantra, se privi del primo e dell'ultimo fonema dell'alfabeto indiano (che uniti insieme vanno a formare il termine "a-ham"="io"), sono (privi di ogni effetto, così) come le nuvole d'autunno» (Gnoli 1999, pp.75-76). Kṣemarāja ritorna sull'argomento in Śivasūtravimarśinī, 2, 3, presentando la natura segreta dei mantra dal punto di vista del Tantrasadbhāva (=ms. A: f. 6a/6; ms. B: f. 11a/4-5): «Gli uomini ... non conoscono maestro né dio, né i precetti dei sacri testi. Per questa ragione, o Dea, io mantengo celata la forza (dei mantra). Se la forza è nascosta, i mantra stessi sono nascosti: non si riducono che a un insieme di fonemi» (Torella, R., Vasugupta. Śivasūtra con il commento di Kemarāja. Ubaldini, Roma 1979, p.88).]


तया हीना वरारोहे बाला मृद्वृषभैरिव |

क्रीडन्ति चाज्ञरूपास्तु दुष्टकैवल्यकाङ्क्षिणः || ६३ ||

tayā hīnā varārohe bālā mṛdvṛṣabhair iva |

krīḍanti cājñarūpās tu duṣṭakaivalyakāṅkṣiṇaḥ || 63 ||

63) privi di essa, O Tu dai bei fianchi, (gli uomini) si trastullano come fanciulli con tori di creta, ignoranti e bramosi di una falsa liberazione.


ब्रह्माभिन्नं यदा चक्रं अभ्यसेत्साधकोत्तमः |

वेदादिसर्वशास्त्राणि अश्रुतान्यपि पारगः || ६४ ||

brahmābhinnaṃ yadā cakraṃ abhyaset sādhakottamaḥ |

vedādisarvaśāstrāṇi aśrutāny api pāragaḥ || 64 ||

64) Qualora l'eccellente tra gli adepti esercitasse il cakra (detto) brahmābhinna, (praticherebbe) da esperto tutti i Trattati teorici (śāstra) a cominciare dai Veda, pur non avendoli uditi.


वामपादेन सम्भिन्नो यदा जपति साधकः |

तदा क्षोभं करोत्याशु दिव्यादिव्यतरम्प्रिये || ६५ ||

vāmapādena sambhinno yadā japati sādhakaḥ |

tadā kṣobhaṃ karoty āśu divyādivyataram priye || 65 ||

65) Quando l'adepto recita il japa concentrandosi sul (cakra) del piede sinistro, allora, ben presto, O Cara, provoca un'eccitazione che contagia dèi e non dèi;


यक्षगान्धर्वकन्यास्तु नागिन्यो बलदर्पिताः |

सर्वास्ताः क्षोभयत्याशु वामपादप्रभावतः || ६६ ||

yakṣagāndharvakanyās tu nāginyo baladarpitāḥ |

sarvāstāḥ kṣobhayaty āśu vāmapādaprabhāvataḥ || 66 ||

66) in virtù del potere del (cakra) del piede sinistro, (egli) eccita rapidamente tutte le fanciulle dei Gandharva e degli Yakṣa, nonchè le orgogliose Serpentesse (nāginī).


[I gandharva sono i cantori celesti che abitano città tra le nuvole, gli yaka sono una stirpe di gnomi, servi di Kubera, il dio delle ricchezze, protettori di miniere e tesori nascosti nel sottosuolo.]


तत्क्षणात्पृथिवीं सर्वां समेरुवनकाननाम् |

समुद्रद्वीपसंयुक्तां शतकोटिप्रविस्तराम् || ६७ ||

tatkṣaṇāt pṛthivīṃ sarvāṃ sameruvanakānanām |

samudradvīpasaṃyuktāṃ śatakoṭipravistarām || 67 ||

67) All'istante, (egli) si sposta per tutta la terra - monte Meru, boschi e foreste, continenti e oceano compresi - estesa per miriadi a centinaia.


पर्यटते न संदेहः सत्यं सत्यं न संशयः |

विशिष्टाः प्रत्यया ये तु शास्त्रोक्ताः स्तोभनादयः || ६८ ||

paryaṭate na saṃdehaḥ satyaṃ satyaṃ na saṃśayaḥ |

viśiṣṭāḥ pratyayā ye tu śāstroktāḥ stobhanādayaḥ || 68 ||

68) E' la verità! La verità! Non vi è dubbio, non vi è incertezza. Quelle speciali prove evidenti, a cominciare dallo stato di torpore, di cui si parla nei trattati tradizionali,


मारणोच्छाटनाद्यास्तु मन्त्रच्छेदास्तथैव च |

सर्वान्तान् कुरुते मन्त्री अधोर्ध्वे चैव दीपितः || ६९ ||

māraṇocchāṭanādyās tu mantracchedās tathaiva ca |

sarvāntān kurute mantrī adhordhve caiva dīpitaḥ || 69 ||

69) le (operazioni magiche) di uccisione, espulsione, eccetera, e quindi le suddivisioni dei mantra, tutte quante, invero, le compie l'iniziato, illuminato nel (cakra detto) adhordhva.


पराश्चक्राः समाख्याताः साधनानि पृथक्पृथक् |

किमन्यत् पृच्छसे देवि तत्सर्वं कथयामि ते || ७० ||

parāś cakrāḥ samākhyātāḥ sādhanāni pṛthak pṛthak |

kim anyat pṛcchase devi tat sarvaṃ kathayāmi te || 70 ||

70) I mezzi di realizzazione, i cakra supremi, sono stati menzionati uno per uno. Qualunque altra cosa chiederai, o Dea, te la rivelerò completamente.



इति भैरवस्रोतसि महातन्त्रे विद्यापीठे सप्तकोटिप्रमाणे

श्रीतन्त्रसद्भावे व्यस्तसाधनश्चतुर्थः पटलः || ४ ||

iti bhairavasrotasi mahātantre vidyāpīṭhe saptakoṭipramāṇe

śrītantrasadbhāve vyastasādhanaścaturthaḥ paṭalaḥ || 4 ||

Qui termina il vyastasādhana ('Cammino di realizzazione specifico'), quarto capitolo del glorioso Tantrasadbhāva esteso per sette miriadi di stanze, (compreso) nel Vidyāpīha, nel Grande Tantra, nella corrente di Bhairava.


I manoscritti: National Archives of Nepal di Kathmandu


Ms. NAK-5/445



Ms. NAK-1/363

Ms. NAK-5/1985


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