La fondazione della dottrina tantrica del 'Krama'
La Sequenza delle Śakti nell'Inno alle Gloriose Kālī (Śrī Kālikāstotra) di Jñānanetra

Lo Śrī Kālikāstotra ("Glorioso Inno alle Dee Kālī") è un inno di fondamentale importanza nel panorama dello Śivaismo del Kashmir, composto da Jñānanetra (Occhio della Gnosi), conosciuto anche come Śivānandanātha (il Maestro chiamato Beatitudine di Śiva) e talvolta come Avatārakanātha (il Maestro Disceso come Salvatore). Vissuto all'incirca nel tardo IX secolo d.C., Jñānanetra è universalmente riconosciuto come l'iniziatore del lignaggio Krama. La tradizione narra che la sua iniziazione non avvenne per mano di un guru umano, ma direttamente dalla Dea Maṅgalā (spesso identificata con Kālī) e dalle Yoginī (Dee o praticanti femminili realizzate) nella sacra regione dell'Oḍḍiyāṇa, generalmente identificata, in senso geografico, con l'attuale valle dello Swāt. Questo evento mistico sottolinea la natura rivelata e non convenzionale del Krama, che trae la sua autorità direttamente dalla fonte divina. L'Oḍḍiyāṇa è considerato uno dei quattro pīṭha (Santuari o Centri sacri) primari del Tantrismo, rendendo l'iniziazione di Jñānanetra in questo luogo di eccezionale importanza spirituale. La sua realizzazione fu così profonda da essere lodato in testi successivi come un "Maestro pienamente risvegliato", la cui saggezza era una trasmissione diretta delle yoginī.
Un aspetto distintivo e rivoluzionario del lignaggio Krama, fondato da Jñānanetra, è la sua enfasi sulla trasmissione spirituale attraverso figure femminili. Si dice che Jñānanetra abbia avuto come prime e principali discepole tre Maestre, spesso chiamate le "Regine" (Rājnī). La più nota tra queste fu Keyūravatī, conosciuta anche come Kakārādevī (la Dea chiamata "K") che succedette direttamente a Jñānanetra, garantendo la continuità della trasmissione. Le altre due Maestre sono identificate come Madanikā e Kalyāṇikā. Questa discendenza femminile è un segno della natura non-convenzionale e profondamente śākta (orientata alla Dea) del Krama, che riconosceva e valorizzava ampiamente l'autorità spirituale delle donne.
Tra i discepoli successivi che contribuirono a consolidare e diffondere la dottrina Krama, spiccano figure come Erakanātha, Hrasvanātha e Somarāja. Questi Maestri portarono avanti la tradizione, elaborandone ulteriormente gli aspetti filosofici e pratici, e contribuirono a integrarla nel più ampio corpus dello Śivaismo del Kashmir, influenzando in modo significativo pensatori successivi come il celebre Abhinavagupta.
Il Krama ("Sequenza", "Successione" o "Ciclo") è una scuola tantrica che si distingue per il suo radicalismo non-duale e per la sua focalizzazione sulla Coscienza (cit) come realtà ultima. I suoi principi chiave includono la Dea Kālī come Realtà Suprema, specialmente nella sua forma trascendente di Kālasaṃkarṣiṇī, (la "Divoratrice del Tempo"), venerata come la suprema realtà non-duale, la coscienza pura che è sia immanente che trascendente. Non è una divinità esterna, ma il cuore stesso della consapevolezza del praticante. Il termine "Krama" si riferisce ai cicli o fasi della consapevolezza e della manifestazione. La realtà è vista come un flusso dinamico di espansione (creazione), mantenimento e riassorbimento, che si manifesta sia a livello cosmico che nella percezione individuale. Il praticante impara a riconoscere queste fasi come espressioni della stessa coscienza divina. A differenza di molte tradizioni tantriche che si basano su elaborati rituali esterni, il Krama enfatizza l'interiorizzazione di tali pratiche. Il culto della Dea e delle sue manifestazioni avviene attraverso la contemplazione delle fasi della propria consapevolezza, trasformando ogni esperienza, in particolare le attività degli organi sensoriali, in un atto liturgico di adorazione della Coscienza divina.
Un concetto centrale è la suddivisione della coscienza in dodici Kālī, che rappresentano le diverse modalità della percezione e della cognizione nel mondo fenomenico. La tredicesima Kālī (Kālasaṃkarṣiṇī) è la dimensione trascendente che unifica e riassorbe tutte le dodici, rappresentando l'unità ultima al di là di ogni manifestazione. La realizzazione finale è l'emergere della "coscienzialità innata" o "co-emergente", una consapevolezza spontanea e non-costruita che dissolve le illusioni della dualità e rivela la natura intrinseca della realtà. il Krama, attraverso gli insegnamenti di Jñānanetra e dei suoi successori, offre un percorso diretto e profondo verso la liberazione, invitando il praticante a riconoscere la Divinità non come qualcosa di esterno, ma come la propria essenza più intima, manifestata in ogni aspetto dell'esistenza.
Il testo qui presentato, apre il manoscritto nepalese che mi fu donato decenni fa dal Professor Raniero Gnoli (20 gennaio 1930-5 maggio 2025), il cui ricordo è vivo dentro di me, con ammirazione profonda e sincera anche se, al tempo, non sono stato certo l'allievo migliore, meno che mai, quello più funzionale ad una carriera accademica.
Oggi che, libero da ambizioni letterarie e accademiche, coltivo la saggezza dell'Oriente, con passione e diletto di linguaggio, nelle ricche ore trascorse nel mio negozio e con l'aiuto formidabile di Gemini AI, quel manoscritto vedrà volta per volta, la luce che meritava allora.
Editing testo sanscrito e traduzione italiana: Marino Faliero

Jñānanetra : "Śrī Kālikāstotra" :
Ms. NAK (National Archives of Katmandu) No.1-252 (ff. 1b/1 - 3a/6)
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ओं नमो मङ्गलायै ||
*oṃ namo maṅgalāyai ||
Om. Omaggio alla (Dea) Maṅgalā.
[Nel contesto del Krama e dello Śivaismo del Kashmir, la Dea Maṅgalā, spesso identificata con Kālī o una delle sue manifestazioni benevole, riveste la massima importanza. Infatti, Jñānanetra (alias Śivānandanātha, alias Avatārakanātha), il fondatore del lignaggio iniziatico del Krama e autore di questi versi, afferma di essere stato iniziato direttamente proprio da Maṅgalā e dalle Yoginī della regione sacra dell'Oḍḍiyāṇa. Questa rivelazione, eleva lo status della Dea a quello di guru primordiale, intesa come la fonte stessa della rivelazione per questa tradizione.
Maṅgalā, il cui nome significa "propizia" o "fausta", incarna la natura benevola e dispensatrice di grazia della Divinità Suprema, che concede la conoscenza e la liberazione ai suoi devoti, in particolare attraverso l'esperienza diretta nel cuore della tradizione Krama. La sua menzione all'inizio dell'inno non è quindi solo un'invocazione di buon auspicio, ma un richiamo diretto alla fonte dell'autorità spirituale e dell'iniziazione dell'autore stesso.]
सिततरसम्विदवाप्यं सदसत्कलनाविहीनमनुपाधि |
जयति जगत्त्रयरूपं नैरूपं देवि ते रूपम् || १ ||
sitatarasamvidavāpyaṃ sadasatkalanāvihīnam anupādhi |
jayati jagattrayarūpaṃ nairūpaṃ devi te rūpam || 1 ||
1) Sia esaltata la tua forma priva di forma, O Dea, forma dei Tre Mondi, concepibile per mezzo della più chiara consapevolezza, priva dei costrutti concettuali dell'essere e del non essere, priva di attributi limitanti.
एकमनेकाकारं प्रसृतजगद्व्याप्तिविकृतिपरिहीनम् |
जयति तवाद्वयरूपं विमलमलं चित्स्वरूपात्मं || २ ||
ekam anekākāraṃ prasṛtajagadvyāptivikṛtiparihīnam |
jayati tavādvayarūpaṃ vimalamalaṃ citsvarūpātmaṃ || 2 ||
2) Sia esaltata la tua forma non duale che ha purificato le maculazioni, forma essenziata di coscienza, unica e multiforme, esente da modificazioni pur pervandendo l'universo dispiegato.
जयति तवोच्छलदन्तः स्वच्छेच्छायाः स्वविग्रहग्रहणम् |
किमपि निरुत्तरसहजस्वरूपसम्वित्प्रकाशमयम् || ३ ||
jayati tavocchalad antaḥ svacchecchāyāḥ svavigrahagrahaṇam |
kim api niruttarasahajasvarūpasamvitprakāśamayam || 3 ||
3) Sia esaltata l'emersione, dal tuo intimo, della tua propria forma, per la tua stessa volontà pura, costituita dalla luce ineffabile di una consapevolezza la cui essenza co-emergente è incomparabile.
वांत्वा समस्तकालमूर्त्याहङ्कारघोरमूर्तिमपि |
निग्रहमस्मिन् कृत्वानुग्रहमपि कुर्वती जयसि || ४ ||
vāṃtvā samastakālamūrtyāhaṅkāraghoramūrtim api |
nigraham asmin kṛtvānugraham api kurvatī jayasi || 4 ||
4) Sii esaltata, dopo aver emanato, per così dire, la terrifica apparenza del senso dell'io, condizionata dall'apparenza del Tempo che permea tutte le cose, rimuovendola quindi, portando a compimento la grazia salvifica.
कालस्य कालि देहं विभज्य मुनिपञ्चसंख्यया भिन्नम् |
स्वस्मिन् विराजमानं तद्रूपं कुर्वती जयसि || ५ ||
kālasya kāli dehaṃ vibhajya munipañcasaṃkhyayā bhinnam |
svasmin virājamānaṃ tadrūpaṃ kurvatī jayasi || 5 ||
5) O Kālī, dopo aver frazionato il corpo del tempo, suddiviso secondo una numerazione di dodici (parti), mentre sei in atto di rendere splendente in te stessa la forma di quello, sii esaltata.
[muni = i Saggi, tradizionalmente considerati in numero di sette, a cui si aggiunge cinque =12]
भैरवरूपी कालः सृजति जगत्कारणादिकीटान्तम् |
इच्छावशेन यस्याः सा त्वं भूवनाम्बिका जयसि || ६ ||
bhairavarūpī kālaḥ sṛjati jagat kāraṇādikīṭāntam |
icchāvaśena yasyāḥ sā tvaṃ bhūvanāmbikā jayasi || 6 ||
6) Il Tempo, che ha la forma del Tremendo, emana l'universo a cominciare dal fattore causale, fino al piano degli insetti, in conformità con la volontà di colei che sei Tu. Sii esaltata, in quanto Madre del mondo.
[Il primo semiverso di questa stanza è di grande importanza, citato per tre volte da Jayaratha, nella sezione dedicata al Krama del commento al quarto capitolo del Tantrāloka di Abhinavagupta.]
जयति शशाङ्कदिवाकरपावकधामत्रयान्तरव्यापि |
जननि तव किमपि विमलं स्वरूपरूपं परं धाम || ७ ||
jayati śaśāṅkadivākarapāvakadhāmatrayāntaravyāpi |
janani tava kim api vimalaṃ svarūparūpaṃ paraṃ dhāma || 7 ||
7) Sia esaltata, O Genitrice, quella certa tua immacolata forma intrinseca, la suprema dimora di splendore che pervade intimamente la triplicità luminosa della Luna, del Sole e del Fuoco.
एकं स्वरूपरूपं प्रसरस्थितिविलयाभेदतस्त्रिविधम् |
प्रत्येकमुदयसंस्थितिलयविश्रामतश्चतुर्विधं तदपि || ८ ||
ekaṃ svarūparūpaṃ prasarasthitivilayābhedatas trividham |
pratyekam udayasaṃsthitilayaviśrāmataś caturvidhaṃ tad api || 8 ||
8) Unica, la (tua) forma intrinseca (appare) triplice, pur non differenziandosi attraverso le (fasi di) espansione (prasara), mantenimento (sthiti) e dissoluzione (vilaya) (del mondo). Essa, inoltre, (distinguendo) ciascuna (forma) secondo il sorgere (udaya), il permanere (saṃsthiti), il discioglimento (laya) e il riposo (viśrāma), (appare) quadruplice.
[Con la combinazione delle tre e delle quattro fasi, si ottengono i dodici momenti nel processo della coscienza.]
इति वसुपञ्चकसंख्यं विधाय सहजस्वरूपमात्मीयम् |
विश्वविवर्तावर्तप्रवर्तकं जयति ते रूपं || ९ ||
iti vasupañcakasaṃkhyaṃ vidhāya sahajasvarūpam ātmīyam |
viśvavivartāvartapravartakaṃ jayati te rūpaṃ || 9 ||
9) Così, sia esaltata la tua forma, avendo disposto una numerazione di tredici al tuo proprio innato aspetto, che procede nel dispiegamento e nel ripiegamento del tutto.
[vasu = i Tesori, tradizionalmente considerati in numero di otto, a cui si aggiunge cinque =13]
[Nel sistema Krama, la numerazione in dodici o tredici parti è fondamentale per comprendere la dinamica della coscienza e della manifestazione. Le dodici Kālī, spesso associate alle fasi dinamiche dei sensi e della percezione, rappresentano le diverse sfaccettature dell'esperienza fenomenica, i cicli di espansione e riassorbimento che costituiscono, a tutti i livelli, la realtà manifesta. La tredicesima parte, o la "Tredicesima Kālī", identificata con Kālasaṃkarṣiṇī, la "Divoratrice del Tempo", non è semplicemente un'altra fase aggiunta alle altre, ma l'unità trascendente che pervade e unifica le dodici. Essa rappresenta la coscienza pura, al di là di ogni dualità e limitazione di spazio e di tempo, che è la fonte e il riassorbimento di tutte le manifestazioni universali. La sua inclusione sottolinea il carattere profondamente non-duale del Krama, dove la molteplicità è sempre vista come un'espressione dell'Uno. Questo tredicesimo aspetto è il cuore pulsante della Dea, la consapevolezza ultima che abbraccia e trascende ogni esperienza.]
सदसद्विभेदसूतेर्दलनपरा कापि सहजसम्वित्तिः |
उदिता त्वमेव भगवति जयसि जयाद्येन रूपेन || १० ||
sadasadvibhedasūter dalanaparā kāpi sahajasamvittiḥ |
uditā tvam eva bhagavati jayasi jayādyena rūpena || 10 ||
10) Proprio Tu sii esaltata, O Beata, sotto le sembianze della Vittoriosa e delle altre (Dee), definita, invero, coscienzialità innata intenta alla distruzione della causa della suddivisione tra esistenza e inesistenza.
[sahaja-samvitti = coscienzialità innata, o co-emergente]
जयति समस्तचराचरविचित्रविश्वप्रपञ्चरचनोर्मि |
अमलस्वभावजलधौ शान्तं कान्तं च ते रूपम् || ११ ||
jayati samastacarācaravicitraviśvaprapañcaracanormi |
amalasvabhāvajaladhau śāntaṃ kāntaṃ ca te rūpam || 11 ||
11) Sia esaltata la tua forma placata e amabile, l'ondulazione che compie la costruzione dell'universo, caratterizzato dalla molteplicità di tutto quanto si muove o è inanimato, nell'oceano della tua essenza incontaminata.
सहजोल्लासविकासप्रपूरिताशेषविश्वविभवैषा |
पूर्णा तवाम्ब मूर्तिर्जयति परानन्दसंपूर्णा || १२ ||
sahajollāsavikāsaprapūritāśeṣaviśvavibhavaiṣā |
pūrṇā tavāmba mūrtir jayati parānandasaṃpūrṇā || 12 ||
12) Sia esaltata, O Madre, la Tua forma complessiva, questa magnificenza dell'universo, ovunque colmato dal dischiudimento di una radiosità co-emergente, ricolma di assoluta beatitudine.
कवलितसकलजगत्त्रयविकटमहाकालकवलनाद्युक्ता |
उपभुक्तभावविभवप्रभवापि कृशोदरी जयसि || १३ ||
kavalitasakalajagattrayavikaṭamahākālakavalanād yuktā |
upabhuktabhāvavibhavaprabhavāpi kṛśodarī jayasi || 13 ||
13) Sii esaltata, O (Tu) dal ventre sottile, impegnata ad inghiottire il mostruoso Grande Tempo, inghiottitore dell'intera triplicità dei Mondi e, al contempo, fonte di magnificenza per le esistenze divorate.
रूपत्रयपरिवर्जितमसमं रूपत्रयान्तरव्यापि |
अनुभवरूपमरूपं जयति परं किमपि ते रूपम् || १४ ||
rūpatrayaparivarjitam asamaṃ rūpatrayāntaravyāpi |
anubhavarūpam arūpaṃ jayati paraṃ kim api te rūpam || 14 ||
14) Sia esaltata la tua forma suprema, ineffabile, priva di forma eppure forma stessa della percezione che, incomparabile, avulsa dalla triplicità delle forme, pervade interiormente la triplicità delle forme.
[la triplicità delle forme (rūpatraya), espressione probabilmente riferita al Soggetto della percezione, all'Oggetto e alla Percezione stessa]
अव्ययमकुलममेयं विगलितसदसद्विवेककल्लोलम् |
जयति प्रकाशविभवस्फीतं काल्याः परं धाम || १५ ||
avyayam akulam ameyaṃ vigalitasadasadvivekakallolam |
jayati prakāśavibhavasphītaṃ kālyāḥ paraṃ dhāma || 15 ||
15) Sia esaltata l'imperitura, trascendente, incommensurabile dimora suprema delle Kālī, saturata di luce maestosa, l'onda in cui è dissolta la discriminazione tra esistenza e non esistenza.
ऋतुमुनिसंख्यं रूपम्विभज्य पञ्चप्रकारमेकैकं |
दिव्यौघमुद्गिरन्ती जयति जगत्तारिणी जननी || १६ ||
ṛtumunisaṃkhyaṃ rūpam vibhajya pañcaprakāram ekaikaṃ |
divyaugham udgirantī jayati jagattāriṇī jananī || 16 ||
16) Sia esaltata la Genitrice, la protettrice dei mondi che manifesta la Corrente divina (divyaugha) dopo aver frazionato la (propria) forma, una per una, suddivisa secondo una numerazione di tredici, modulandola cinque volte.
[le Stagioni indiane (ṛtu) corrispondono al numerale sei, i Saggi (muni) sono sette (6+7=13). Questo insieme di tredici Kālī, a sua volta, si moltiplica cinque volte, dando origine a 65 modulazioni totali della Dea.]
भूदिग्गोखगदेवीचक्रलसज्ज्ञानविभवपरिपूर्णम् |
निरूपमविश्रान्तमयं श्रीपीठं जयति ते रूपम् || १७ ||
bhūdiggokhagadevīcakralasaj jñānavibhavaparipūrṇam |
nirūpamaviśrāntamayaṃ śrīpīṭhaṃ jayati te rūpam || 17 ||
17) Sia esaltata la Tua forma, Santuario di glorioso splendore, costituito da un incomparabile riposo, perfettamente colmo della maestà della Conoscenza che illumina le Ruote delle Dee: Terra (bhū), Direzioni spaziali (dik), Organi sensoriali (go), Etere (khaga).
[La quinta Ruota, la Trans-Quarta, che trascende le altre è il livello della Coscienza creatrice (vāmeśvarī-śakti).]
प्रलयलयान्तरभूमौ विलसति सदसत्प्रपञ्चपरिहीनां |
देवीम्निरूत्तरतराम्नौमि सदा सर्वतः प्रकटम् || १८ ||
pralayalayāntarabhūmau vilasati sadasatprapañcaparihīnāṃ |
devīm nirūttaratarām naumi sadā sarvataḥ prakaṭam || 18 ||
18) Rendo omaggio alla Dea assolutamente impareggiabile, totalmente priva delle costruzioni di esistenza e non esistenza, risplendendo nel piano interiore dove la dissoluzione (stessa) si dissolve, sempre evidente in ogni dove.
यादृङ्महाश्मशाने दृष्टं देव्याः स्वरूपमकुलस्थम् |
तादृक्जगत्त्रयमिदम् भवतु तवाम्ब प्रसादेन || १९ ||
yādṛṅ mahāśmaśāne dṛṣṭaṃ devyāḥ svarūpam akulastham |
tādṛk jagattrayam idam bhavatu tavāmba prasādena || 19 ||
19) Così come nel grande campo di cremazione è percepita la natura essenziale delle Dee, posta nella sfera trascendente, del pari, possa esserlo anche questa triplicità di mondi, per tua grazia, O Madre.
इत्थं स्वरूपस्तुतिरभ्यधायि सम्यक्समावेशदशावशेन |
मया शिवेनास्तु शिवाय सम्यङ्ममैव विश्वस्य तु मङ्गलाय || २० ||
itthaṃ svarūpastutir abhyadhāyi samyaksamāveśadaśāvaśena |
mayā śivenāstu śivāya samyaṅmamaiva viśvasya tu maṅgalāya* || 20 ||
20) In questo modo, la lode della forma essenziale è stata presentata da me, in forza di un completo stato di compenetrazione. Possa essere, per grazia di Śiva, che è la mia stessa natura, per il benessere e la benedizione dell'universo.
कृतिरियं श्रीज्ञाननेत्रपादानाम् इति ||
kṛtir iyaṃ śrījñānanetrapādānām iti ||
Questa è opera del venerabile Jñānanetra.
