Lo Yoga delle domande esistenziali - Tantrasadbhāva (La "Sublime Essenza dei Tantra").
Il Tantrasadbhāva ("Sublime essenza dei Tantra") rappresenta un'opera fondamentale all'interno del panorama del tantrismo Śivaita, e il suo primo capitolo, lo "Yoga delle domande esistenziali" (praśnayogādhikāra), ne introduce i temi e la dottrina con una particolare profondità. Il titolo stesso, ne anticipa il nucleo drammatico e filosofico. L'opera si apre con una scena potente. Dèi e saggi, atterriti dal ciclo doloroso della Trasmigrazione (saṃsāra), si rivolgono alla Dea, chiedendole di interpellare Bhairava, la forma tantrica e terrifica di Śiva, per ottenere la conoscenza che conduce alla Liberazione.

Il capitolo si snoda come un dialogo serrato tra la Dea e il Tremendo, Bhairava, affrontando questioni di fondamentale importanza. Perché i mantra hanno perso il loro potere? Come si può raggiungere la salvezza senza di essi? Bhairava risponde a queste domande introducendo una dottrina profonda. Spiega che la liberazione non deriva da pratiche esteriori, ma dalla comprensione della relazione inscindibile tra Śiva e Śakti e dal risveglio dell'energia interiore, o Kuṇḍalinī. Attraverso un intricato sistema di yoga, descrive l'ascensione di questa energia lungo le vie sottili (nāḍī) del corpo, la purificazione dai legami del mondo e l'abbandono delle illusioni della mente. Il capitolo culmina nella descrizione della conoscenza suprema (jñāna), uno stato di equanimità (samatvam) e non dualità (advaita) che trascende ogni forma e ogni concetto, portando il praticante alla sua intrinseca natura essenziale (svabhāva).
Oltre a questi concetti centrali, il testo si addentra in tematiche più specifiche e complesse, delineando il percorso spirituale in maniera quasi cartografica. Vengono illustrati i Sei Cammini (adhvan) che il praticante deve percorrere: quelli delle sfere cosmiche (bhuvanādhvan), dei principi fondamentali della realtà (tattvādhvan), dei fonemi (varṇādhvan), delle parole (padādhvan), dei mantra (mantrādhvan) e delle suddivisioni del tempo (kālādhvan). Ciascuno di questi sentieri è legato al respiro (prāṇa) e a specifiche pratiche meditative che portano all'abbandono progressivo dei legami con il mondo.
Il capitolo esplora anche il ruolo fondamentale dei cakra, in particolare dei tre principali, che sono equiparati al Fuoco, al Sole e alla Luna (agnicakra, sūryacakra, somacakra). Questi centri energetici sono descritti come sedi di specifici fonemi (varṇa) e di particolari divinità femminili (yoginī), riflettendo i processi di creazione, mantenimento e riassorbimento del cosmo. La meditazione su questi cakra e sulle divinità che li presiedono, è una tappa fondamentale per comprendere come il mondo manifestato e il corpo stesso siano espressioni della potenza divina.
Infine, il testo insiste sulla pratica della meditazione priva di pensiero concettuale (nirvikalpa), l'abbandono definitivo della mente discorsiva e delle sue illusioni come unica via verso la liberazione. Bhairava chiarisce che il vero stato di salvezza non è un obiettivo da raggiungere con sforzi esteriori o rituali, ma la realizzazione della propria natura autentica e innata, che è al di là di ogni pensiero, forma o dualità. In questo percorso, l'insegnamento orale del Maestro è presentato come il mezzo di conoscenza più elevato e insostituibile.
L'esplorazione di questo testo si basa su una preziosa e complessa tradizione manoscritta, la cui analisi filologica è essenziale per la comprensione dell'opera.
La presente versione del capitolo è stata resa possibile grazie all'accesso a tre importanti manoscritti, tutti conservati presso il National Archive of Katmandu. Questi manoscritti, a suo tempo messi a disposizione per lo studio della mia tesi di dottorato dal Professor Raffaele Torella, costituiscono le fonti primarie del nostro lavoro, oggi approfondito e sensibilmente migliorato.
Il manoscritto principale (NAK-5/445) è un documento di eccezionale valore storico. Redatto in caratteri nepalesi su foglia di palma e composto da 186 fogli, riporta nel suo colophon finale la data del duecentodiciassettesimo anno dell'Era nepalese, corrispondente al 1097 d.C. La sua estensione, stimata in circa 7400 stanze, ne testimonia la vastità e l'importanza. Un secondo manoscritto (NAK-1/363), sebbene incompleto e limitato ai primi dieci capitoli, offre un ulteriore riscontro testuale.
Il terzo (NAK-5/1985) è un apografo su carta del XIX° secolo, dipendente in linea diretta dal primo.
Questo terzo manoscritto è stato trascritto completamente da Mark Dyczkowski (1951-1925) e reso reperibile in rete in anni recenti, insieme ad un tesoro di altri testi tantrici, resi accessibili per suo merito.
Considerando che il manoscritto più antico del Tantrasadbhāva risale all'XI° secolo, per quanto concerne la composizione dell'opera è possibile ipotizzare una datazione piuttosto vaga risalente all'VIII° o al IX° secolo.
Altra fonte importante, consultata per questa versione del primo capitolo del Tantrasadbhāva è lo studio filologico di Junglan Bang, "Selected Chapters from the Tantrasadbhāva", Hamburg 2018.
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