Śrīpīṭhadvādaśikā (“Le Dodici Stanze del Glorioso Santuario”)

17.07.2025

L'inquietudine dei sensi caratterizza i versi di questo breve inno di scuola Krama attribuito a Cakrabhānu, giovane brahmano attivo negli anni tra il 925 e il 975 circa della nostra era, collocandosi subito dopo la prima generazione di Maestri e propagandone gli insegnamenti ad una generazione successiva.

Lo Śrīpīṭhadvādaśikā si inserisce nel ricco panorama della letteratura tantrica, offrendo intuizioni sul sistema dei pīṭha e sulla pratica spirituale associata.

Nel contesto del Tantrismo indiano, un pīṭha (letteralmente 'sede', 'santuario' o 'trono') è un luogo sacro, un centro di potere spirituale dove si manifesta una particolare energia divina. Questi luoghi sono spesso associati a specifiche divinità, yoginī o manifestazioni della Dea, e sono considerati punti nodali per la pratica tantrica e la realizzazione spirituale. La tradizione Krama, in particolare, attribuisce grande importanza ai pīṭha come siti di rivelazione e trasmissione di conoscenza. Essi non sono solo luoghi geografici, ma anche centri energetici all'interno del corpo sottile del praticante, riflettendo la visione macrocosmo-microcosmo tipica del Tantra.

La tradizione Krama riconosce un insieme di pīṭha principali, ognuno con le proprie caratteristiche e associazioni divine. Tra questi, il più eminente e fondamentale è Oḍḍiyāna, la terra delle yoginī, considerato il pīṭha primordiale e il più sacro, spesso identificato con la valle dello Swat nell'attuale Pakistan, sebbene la sua localizzazione esatta sia stata oggetto di dibattito e interpretazioni simboliche. E' qui che, secondo la tradizione, le dottrine del Krama furono rivelate per la prima volta a Jñānanetra nel campo di cremazione di Karavīra dalla yoginī Maṅgalā. La sua importanza risiede nel fatto che Oḍḍiyāna è il punto di origine della trasmissione del Krama, il luogo da cui la conoscenza si è irradiata. Altri pīṭha significativi nel Krama includono Jālandhara, associato alla regione dell'attuale Jalandhar nel Punjab, Pūrṇagiri, identificato con una località nella regione di Orissa e Kāmarūpa, associato alla regione dello Assam. Questi pīṭha formano una rete sacra, rappresentando diversi aspetti della manifestazione divina e offrendo percorsi specifici per la pratica spirituale.

Il lignaggio della scuola Krama, come descritto nelle fonti primarie, colloca Cakrabhānu in una successione diretta dai primi maestri della Grande Dottrina (Mahānaya).

Dunque, i fondamenti del Krama furono rivelati a Jñānanetra (circa 850-900 d.C.) nel cimitero di Karavīra da Maṅgalā, una manifestazione della Dea, probabilmente la Maestra delle yoginī sue discepole, in quella località dello Oḍḍiyāna. A sua volta, Jñānanetra trasmise la conoscenza a Keyūravatī (circa 875-925 d.C.) e alle altre due Maestre. Keyūravatī (detta anche Kakārādevī, la Dea chiamata 'K') la trasmise a Hrasvanātha (circa 900-950 d.C.) e, da questi, fu trasmessa al suo nipote Cakrabhānu (circa 925-975 d.C.). Cakrabhānu, a sua volta, trasmise la dottrina a Prabodhanātha (detto vīrendra (il 'Signore degli Eroi', circa 950-1000 d.C.), autore della Aṣṭikā ('Inno in Otto Stanze'), contenuto in questo stesso manoscritto nepalese (NAK 1-252), quindi, alla discepola Īśānī (la 'Signora').

Il Mahānayaprakāśaḥ di Arṇasiṃhaḥ (versetto 156) lo descrive come "quel Glorioso Cakrabhānu, il maestro della Dottrina delle Divinità dei sensi (devatānayadeśika), che pervade la Suprema Dimora e detiene il Grande Voto (vrata) degli asceti".

Inoltre, il Mahānayaprakāśaḥ (versetto 163) afferma anche che il "Glorioso Prabodha, il grande asceta, che è il Signore dei suoi Sensi, ricevette la grazia (dell'Iniziazione) dal beato Cakrabhānu, colui che comprese perfettamente il significato della Realtà Suprema".

Tuttavia, nonostante la sua elevata posizione spirituale e il suo ruolo cruciale nella trasmissione del Krama, anzi, proprio per questa ragione, la figura di Cakrabhānu è anche legata a un episodio di intolleranza religiosa narrato nella classica storiografia del regno del Kashmir, la Rājataraṅginī (VI, 108-112). Infatti, si racconta che il re Yashaskara (939-948 d.C.) fece marchiare a fuoco Cakrabhānu sulla fronte con il marchio infamante di una zampa di cane, come condanna per la sua condotta immorale. Infuriato per questo fatto, lo zio di Cakrabhānu, che era lui stesso un importante ministro del re, per vendetta gli lanciò una maledizione e il re morì dopo soli sette giorni. Questo incidente, sebbene metta in luce un lato più umano e forse problematico della vita di questo Maestro tantrico, non diminuisce affatto la sua importanza come anello fondamentale nella catena di trasmissione del Krama e come autore dello Śrīpīṭhadvādaśikā, nel quale i due concetti fondamentali della dottrina, le Dèe e i Sensi, sono poeticamente espressi.


Editing testo sanscrito e traduzione italiana: Marino Faliero

Śrīpīṭhadvādaśikā ("Le Dodici Stanze del Glorioso Santuario")

di Cakrabhānu (attivo negli anni 925-975 circa, d.C.)

Manoscritto NAK 1-252, ff. 3a/6-4b/6


ॐ नमो महामङ्गलायै ||

oṃ namo mahāmaṅgalāyai //

Om. Omaggio alla Grande (Dea) Maṅgalā (la 'Propizia').


सततवितततेजश्चक्रभासावितान-

ग्रसनसमुदिताभिर्विश्वसम्मोहिनीभिः |

प्रलयघनरवाभिर्भाभिरम्भोद्भवाभि-

भरितभुवनगर्भो भैरवो वः पुनातु || १ ||

satatavitatatejaścakrabhāsāvitāna-

grasanasamuditābhir viśvasammohinībhiḥ |

pralayaghanaravābhir bhābhir ambhodbhavābhi-

bharitabhuvanagarbho bhairavo vaḥ punātu || 1 ||

1) Vi purifichi il Tremendo, (Egli), il cui grembo dei mondi è riempito dalle luci sfolgoranti nate dalle nubi che hanno il ruggito tonante dei nembi della distruzione, le incantatrici dell'universo, sorte dalla consumazione del dispiegamento di splendore del Circolo (cakra) di Luce che costantemente è dispiegato.

[Il Tremendo è Bhairava, forma tantrica di Śiva, dai tratti terrifici.]

[In questo contesto, la traduzione di viśvasammohinībhiḥ come 'incantatrici dell'universo' (o 'che incantano l'universo') è più vicina al significato di sammohinī (che affascina, incanta, ma anche confonde, offusca) rispetto a 'offuscatrici', resa anch'essa possibile e comune in altri contesti.]


जयति वितततत्त्वप्राप्तशोभः पादपङ्कः

परमपदविकासोल्लाससत्ताविरूढः |

सकलभुवनलीला लोकमयिदृष्टिर्-

विकसितविभुलक्ष्मी पीठजा मङ्गला श्रीः || २ ||

jayati vitatatattvaprāptaśobhaḥ pādapaṅkaḥ

paramapadavikāsollāsasattāvirūḍhaḥ |

sakalabhuvanalīlā lokamudāmayīdṛṣṭir-

vikasitavibhulakṣmī pīṭhajā maṅgalā śrīḥ || 2 ||

2) Sia esaltata Maṅgalā, (la propizia Dea) Gloriosa (śrī), originata dal Santuario (pīṭha), la cui prospera luccicanza è dischiusa, il cui sguardo è pieno della gioia del mondo, essendo il gioco di tutti i mondi, (Lei) i cui piedi di loto hanno raggiunto lo splendore attraverso la realtà diffusa, saldamente stabiliti nella gioia del dischiudersi dello stato supremo.


जयन्ति जाड्यमलशुद्धबोध-

सत्त्वाश्रितभोगप्रभागाः |

निरस्ताशास्ता सविकल्पजाल-

देव्याः श्मशाने करवीरकाख्ये || ३ ||

jayanti jāḍyamalaśuddhabodha-

sattvāśritabhogaprabhāgāḥ |

nirastāśāstā savikalpajāla-

devyāḥ śmaśāne karavīrakākhye || 3 ||

3) Siano esaltate le Dèe della rete dei pensieri concettuali, prive di maestro, suddivisioni di godimento nell'essenza della Coscienza purificata dalla maculazione dell'ottusità, (Esse che risiedono) nel campo di cremazione chiamato Karavīraka.

[In ambito tantrico, in particolare nella scuola Krama, Karavīraka è il nome del cimitero legato al Santuario (pīṭha) di Oḍḍiyāna, dove ebbe luogo la fondazione stessa di questo sistema, con l'iniziazione di Jṅānanetra da parte di Maṅgalā (la 'Propizia') e delle yoginī sue discepole.]


वेत्तालिलोलालकरेन्द्रमाला-

लास्योल्लसत्माललतालीलामा |

लीलालसा केलिविलोललामा

चक्रं लभेत् कौलविलासिनीभ्यः || ४ ||

vettālilolālakarendramālā-

lāsyollasatmālalatālīlāmā |

līlālasā kelivilolalāmā

cakraṃ labhet kaulavilāsinībhyaḥ || 4 ||

4) Si raggiunga il Circolo (cakra), unendosi alle (donne) affiliate alle Famiglie delle energie divine (kaula), che sono languide nel gioco, affascinanti e giocosamente instabili, e la cui splendida bellezza, simile a una fila di rampicanti, risplende con ghirlande nella danza, mentre le loro ciocche di capelli e le loro mani sovrane ondeggiano come vampire (vetālī).


रवीन्दुसंघटपाटकोट-

कर्णाटवीर्यध्यानपातवेन |

चक्रेण कारागृहयोगिनीनां

ग्रसीकृतं कालकलाकलायं || ५ ||

ravīndusaṃghaṭapāṭakoṭa-

karṇāṭavīryadhyānapātavena |

cakreṇa kārāgṛhayoginīnāṃ

grasīkṛtaṃ kālakalākalāyaṃ || 5 ||

5) Con l'abilità nella meditazione eroica al (ritmo) Karṇāṭa, che taglia le intersezioni della congiunzione intima del Sole e della Luna, dal Circolo (cakra) delle yoginī della Casa di Kara(vīraka) è divorato l'aggregato delle divisioni (kalā) del tempo (kāla)

[La lettura °vīryadhyānapātavena è una normalizzazione scelta per mantenere il metro e un senso coerente, emendando il manoscritto, poco chiaro in questo punto (°vīgha(dya?)dnanapātavena, f.3b/7)]


श्रीपीठकैलासनिवासिनीभ्यो

देव्याम्वरप्रावरणप्रियाभ्यः |

योगीन्द्रचूडामणिचुम्बिकाभ्यो

नमस्वसन्विकुलखेचरीभ्यः || ६ ||

śrīpīṭhakailāsanivāsinībhyo

devyāmbaraprāvaraṇapriyābhyaḥ |

yogīndracūḍāmaṇicumbikābhyo

namas vasanvikulakhecarībhyaḥ || 6 ||

6) Omaggio alle Eterovaghe (khecarī) dimoranti oltre la Famiglia delle energie divine (vikula), che baciano il gioiello della corona del Signore degli yogin, frequentando il glorioso Santuario del (Monte) Kailāsa, per amore delle velature eteriche delle Dèe.

[Il Kailāsa è la sede di Śiva, descritto in questo verso come Signore degli yogin.]

[Le 'Khecarī' sono yoginī o esseri spirituali che si muovono liberamente nei cieli o negli spazi sottili della coscienza.

L'interpretazione di vikula come 'prive di Kula' è plausibile nel contesto tantrico. Significherebbe che queste Khecarī trascendono le limitazioni o le distinzioni di un lignaggio o di un sistema specifico. Potrebbero rappresentare una libertà spirituale che va oltre le strutture convenzionali del Kula, o forse un aspetto più universale e non vincolato della coscienza.]


प्रभूतभूतोघन वेश्यमान

मांसासवग्रसनदोत्कटेभ्यः |

दिक्कारसंचारणचर्चिकाभ्य-

श्चक्रोज्झितं प्राक्ष्य सुशीलवेश्यः || ७ ||

prabhūtabhūtoghana veśyamāna

māṃsāsavagrāsanadotkaṭebhyaḥ |

dikkārasaṃcāraṇacarcikābhya-

ś cakrojjhitaṃ prākṣya suśīlaveśyaḥ || 7 ||

7) Colui che si introduce tra le Carcikā, fiere nel divorare carne e liquore offerti da una moltitudine di esseri che vengono introdotti, (egli è) dotato di buona virtù, avendo percepito ciò che viene abbandonato dal Circolo.

[Le Carcikā sono una classe di divinità femminili, spesso associate al pantheon tantrico, in particolare con le Madri o le Yoginī. Sono considerate manifestazioni di potere e sono spesso descritte come temibili o feroci, in linea con la loro associazione con pratiche e rituali che possono coinvolgere offerte di carne e liquore, come suggerito nel verso.

Nel contesto del Tantra, le Carcikā possono rappresentare aspetti della Dea che sono sia distruttivi che protettivi, capaci di rimuovere gli ostacoli e di conferire poteri spirituali. La loro ferocia è spesso intesa come una forza spirituale intensa e trasformativa, piuttosto che come mera violenza.]


रात्र्या गणेशविदितवीरसाध्यं

संहारणानिन्दितचित्तवृत्तिः |

देवीकुलकृष्टिविचेष्टितः स्यान्-

मार्गानुपायिभविताकदाहं || ८ ||

rātryā gaṇeśaviditavīrasādhyaṃ

saṃhāraṇāninditacittavṛttiḥ |

devīkulakṛṣṭiviceṣṭitaḥ syān-

mārgānupāyibhavitā kadāhaṃ || 8 ||

8) Quando (sarò mai) io, di notte, con uno stato mentale irreprensibile in (quel) riassorbimento (metafisico) realizzabile (solo) da un eroe conosciuto da Gaṇeśa, uno il cui sforzo si volge ad attrarre la Famiglia delle Dèe, e che non sarà seguace di un sentiero (convenzionale)?


प्रोक्षावसामृतं कर्मणोऽद्य

दोलालतायन्त्रगमागमाभ्या |

षड्जन्मजातस्य च मुद्रारहस्ये

प्रेष्यं करिष्यामि कुलेशिचक्रे || ९ ||

prokṣāvasāmṛtaṃ karmaṇo'dya

dolālatāyantragamāgamābhyā |

ṣaḍjanmajātasya ca mudrārahasye

preṣyaṃ kariṣyāmi kuleśicakre || 9 ||

9) Oggi, con il moto oscillante come di un'altalena di liane, farò sì che l'ambrosia al culmine dell'aspersione dell'azione e di ciò che è generato nell'ambito delle sei forme di nascita, sia proiettata nel Circolo della Signora della Famiglia delle energie divine, nel segreto della Sigillazione.

[em: prokṣāvasāmṛtaṃ, ms. prokhāvasāmṛtaṃ.

em: ṣaḍjanmajātasya, ms. ṣajjanmaśyāṭasya.

em: mudrārahasye, ms. mudraralle]


हहो हठाशाकिनिचक्रकन्द-

विज्ञानवह्नौ देहपूजाकृत्यैः |

व्योमावलीग्रन्थिविपाटनोघ-

ध्वंसाक्षरवाग्निकले प्रविश्य || १० ||

haho haṭhāśākinicakrakanda-

vijñānavahnau dehapūjākṛtyaiḥ |

vyomāvalīgranthivipāṭanogha-

dhvaṃsākṣaravāgagnike praviśya || 10 ||

10) Oh si, (lo farò) penetrando nel fuoco della parola imperitura che distrugge i molteplici nodi (granthi) della collana dei cieli, tramite gli atti del culto del corpo, (penetrando) nel fuoco della conoscenza che è la radice del Circolo delle Śākinī della forza (yogica).

[Ho reinterpretato il composto in questo modo: em: °dhvaṃsākṣaravāgagnike, ms. °dhvansākṣaravāgnikale]


पीठेश्वरीपादसरोजपूजा कुब्जे

निसंशं स्मृतिवाक्यपुष्पैः |

पूजावतापेक्षनिश्चयेऽवस्तीर्णा-

भवाम्भोधितडाप्रसङ्गः || ११ ||

pīṭheśvarīpādasarojapūjā kubje

nisaṃśaṃ smṛtivākyapuṣpaiḥ |

pūjāvatāpekṣaniścaye'vastīrṇā-

bhavāmbhodhitaḍāprasaṅgaḥ || 11 ||

11) O Kubjī, l'adorazione dei piedi di loto della Signora del Santuario, con i fiori delle parole della tradizione, (conduce) senza dubbio, nella certezza dell'aspettativa del devoto, al non attaccamento alla riva dell'oceano dell'esistenza che è stato attraversato.

[Kubjī (o Kubjīkā) è una delle principali divinità del pantheon tantrico, in particolare venerata nella tradizione testuale del Kubjikāmatatantra, un importante sistema Śākta, strettamente imparentato con il Krama e il Trika, con i quali condivide molti concetti, pratiche e intere sezioni di testi. Kubjīkā è descritta come 'curva' o 'piegata', riferendosi ad una sua forma iconografica, ma soprattutto ai significati esoterici legati alla fisiologia mistica della Kuṇḍalinī Śakti e alla sua ascesa attraverso i canali sottili. Il suo culto enfatizza la conoscenza (jñāna), lo yoga e il rituale. Il suo rapporto con il Krama è profondo, con influenze reciproche tra i due sistemi. Il Varahītantra è un altro testo tantrico che può presentare connessioni tematiche o dottrinali con il culto di Kubjīkā, spesso legata a divinità come Varahī (la Scrofa divina) che incarnano aspetti feroci, trasformativi e teriomorfi della Dea. La menzione di Kubjī in questi versi sottolinea l'interconnessione delle antiche tradizioni tantriche.]


पीठारविन्ददलकं शिवशक्तिगर्भ-

वीरास्थिकन्दलविभूषितविग्रहेण |

स्तुत्वा मया शुभफलं यदि वाप्तमद्य-

तेनाशुसज्जनजनाः प्रसवं व्रजन्तु || १२ ||

pīṭhāravindadalakaṃ śivaśaktigarbha-

vīrāsthikandalavibhūṣitavigraheṇa |

stutvā mayā śubhaphalaṃ yadi vāptam adya-

tenāśusajjanajanāḥ prasavaṃ vrajantu || 12 ||

12) Se oggi ho colto un frutto propizio avendo lodato il petalo del loto del Santuario, la cui struttura è adornata con la radice delle ossa degli Eroi nel grembo (stesso) di Śiva e Śakti, possano, in tal modo, le persone virtuose ottenere rapidamente l'acquisizione (di merito spirituale).


इति श्रीमच्चक्रागता श्रीचक्रभानुनाथावतारिता

श्रीपीठद्वादशिका समाप्ता ||

iti śrīmaccakrāgatā śrīcakrabhānunāthāvatāritā

śrīpīṭhadvādaśikā samāptā ||

Così è completata la Śrīpīṭhadvādaśikā, fatta discendere dal Signore Cakrabhānu, giunta dal glorioso Circolo (cakra).


[Analisi Metrica del testo:

Verso 1: Śārdūlavikrīḍita (19 sillabe per pāda).

Verso 2 e 12: Vasantatilakā (14 sillabe per pāda)
Versi 3-11: Upajāti (combinazione di Indravajrā e Upendravajrā - 11 sillabe per pāda). Nel verso 7, I pāda 2 e 3 del verso, presentano 12 sillabe ciascuno, discostandosi dalla metrica Upajāti di 11 sillabe per pāda.]


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