❈ Sanskrit Coaching  ❈

Per definizione letterale, la Lingua Sanscrita è la 'Perfetta', ossia, elaborata fino alla perfezione.

Unica tra le lingue storiche conosciute, infatti, la lingua sanscrita non deriva il suo nome da una regione, da un popolo, o da una particolare credenza religiosa.

Perfetta nella fonetica e nell'esatta forma architettonica dei suoi costrutti, essa favorisce in noi quei processi logici che all'improvviso, sormontando la fatica, ci rivelano, come in una folgorazione intuitiva, il significato corretto di un concetto o di una frase.

Perfetta per mitigare l'ansia del vivere e la tristezza, allenando il nostro pensiero alle mirabili costruzioni mentali della sua Grammatica tradizionale.

Perfetta, perché lingua complessa ed esigente, ma generosa nei confronti di un sano esercizio, alimentato, a tutti i livelli di conoscenza, da una letteratura immensa, venerabile e oggi facilmente accessibile a tutti.

Perfetta, perchè si integra, completandola al meglio, alla pratica dello Yoga contemporaneo.

Perfetta, perché attraverso gli insegnamenti composti e tramandati in questa lingua, la cultura indiana ci prospetta un sentiero personale e pratico di realizzazione spirituale, un tesoro di sapienza e, soprattutto, la pace dell'anima.


"Quando da parte di uno yogin viene attuato un controllo permanente dell'attività pensante, si realizzano, allora, le facoltà di udire a distanza, di vedere a distanza, di giungere lontano in un istante.

Si realizzano - inoltre - la perfezione del linguaggio, il dono di assumere a piacere ogni sembianza e la tecnica di rendersi invisibile.

Con l'applicazione di impurità ed urina, potrà ricavarsi l'oro dai metalli e da altre sostanze e, in virtù di una pratica costante, sarà ottenuto da lui il potere di volare nell'etere. 

Ma lo yogin dotato di sano intelletto, dovrà sempre operare al solo scopo di perfezionare lo yoga.

Questi poteri - infatti - sono degli impedimenti per chiunque sia in possesso della grande Realizzazione; un sagace Signore dello yoga non dovrà dimostrare ad alcuno la propria abilità riguardo ad essi; anzi, sarà bene che egli agisca proprio come un folle, uno sciocco o un sordo, per custodire agli occhi del mondo il segreto del suo potere"

(Yogatattva Upaniṣad, 73-77)


'Parola sbagliata'. Una parola sbagliata per accento o per suono, usata in modo erroneo, non veicola il significato. Quel vocabolo è un fulmine che trafigge colui che sta compiendo il rito sacrificale, come l'espressione 'indraśatruḥ' ( = il Nemico di Indra, oppure, Indra il Nemico, [sottinteso, 'vardhasva' = 'possa prosperare']), a causa dello sbaglio dell'accento. Non dobbiamo usare parole sbagliate! Dunque, deve essere studiata la Grammatica.

(Patañjali, "Mahābhāṣya" ['Grande Commento'])

... Oppure, sarà come uno che scava un pozzo. Come uno scavatore di pozzi, se sta scavando un pozzo, viene sporcato da fango e terriccio. Ma quando le acque sgorgano, egli ricava quella qualità, per mezzo della quale, la macchia viene rimossa ed egli entra ampiamente in possesso del bene ricavato. Così, anche nel nostro caso, sebbene nella conoscenza di parole scorrette vi sia un demerito, tuttavia, con quel merito che è inerente alla conoscenza delle parole corrette, la macchia è eliminata ed egli entra, ampiamente, in possesso del bene ricavato.

(Patañjali, "Mahābhāṣya" ['Grande Commento'])

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